lunedì 21 maggio 2018

Idee chiare


martedì 17 aprile 2018

Ma... allora il morbillo uccide...?

A quanto pare, alla fine ci sono arrivati.

Peccato per i quattro morti che sono stati necessari per togliere le fette di salame dagli occhi della gggente, compreso un bambino di dieci mesi che di certo non aveva colpa delle scelte dissennate degli altri.

giovedì 29 marzo 2018

Senza parole


Diciamo che spero tanto sia un fake, o un troll.

O almeno sia interdetta.

venerdì 16 marzo 2018

Aree con scarse risorse

Sono solo io che trovo curiosa l'ipotesi che in una zona dove non hanno accesso ad uno stetoscopio, abbiano invece a disposizione computer e stampanti 3d?

lunedì 5 marzo 2018

Giochiamo ai bussolotti.

Chissà quando in questo paese si farà una legge elettorale tale per cui chi vince vince.

Volete far vincere la coalizione che ha preso più voti? Va bene.
Volete far vincere il partito singolo che ha preso più voti? Va bene.
 
Ma piantiamola con gli inciuci, gli accordi, i rimescolamenti, i bussolotti e le manipolazioni delle carte. Che sono uno dei problemi più seri della politica di questo paese.

E chissà come sarebbe stato il risultato delle urne se ci fosse stato da compilare anche questo:

mercoledì 6 dicembre 2017

Drammi della fede.


lunedì 13 novembre 2017

Il cacciamosche

Potrebbe interessare a qualcuno condividere questa mia piccola esperienza casalingo-somaresca.

Avete presente quel caso (tipo quest'estate) in cui nonostante mille zanzariere immancabilmente vi ritrovate in casa due mosche, un moscone e un moscerino ogni volta che aprite la porta?

Volete liberarvi degli insetti molesti senza spargere e spruzzare insetticidi altrettanto molesti e fastidiosi?

La soluzione è semplice e basta un minimo di pratica.

1) Mangiate uno yogurt, un budino, un dolcetto al cucchiaio qualsiasi. A condizione naturalmente che provenga da un contenitore trasparente (e in plastica: non vorrei essere concausa di danni involontari, permettendovi di usare un barattolo di vetro), non troppo grande né troppo piccolo, simile a quello raffigurato.

2) Procuratevi un cartoncino abbastanza robusto ma non troppo grosso. Anche questo simile a quello della foto.

3a) Mosche e mosconi: avvicinatevi piano piano al dittero di passaggio, ovviamente posato su una superficie solida, fino a un paio di centimetri scarsi dall'insetto medesimo.
Con scatto felino imprigionatelo nella scatoletta. La mosca, leggermente messa in ombra ma non spaventata grazie alla trasparenza del contenitore che le si avvicina non si muoverà fino a quando è troppo tardi e tenderà a salire verso l'interno del contenitore che, trasparente appunto, viene visto come via di fuga più sicura rispetto al bordo ormai troppo vicino. Se scattate anche solo un mezzo centimetro prima, infatti, l'insetto tenderà a fuggire lateralmente, sfuggendovi o rimanendo spiacevolmente spiaccicato.

3b) Moscerini: avvicinatevi ugualmente al moscerino ma in questo caso state pronti a scattare un momento prima. Il moscerino infatti ha uno spunto inferiore, ma lo sa! Di conseguenza tenderà a tentare la fuga un mezzo centimetro prima dei suoi cugini più voluminosi, riuscendo probabilmente a scappare grazie al suo volo maledettamente poco lineare.

4) L'uso del cartoncino per sigillare l'insetto all'interno del contenitore è del tutto intuitivo.

5) Uscite sul balcone, se l'avete, o dalla porta di casa e liberate il molesto visitatore. In caso invece vogliare dare libero sfogo a istinti sadici (che non condivido) avete comunque alla vostra mercé l'incauto e non gradito ospite.

Ad ogni modo, se proprio non vi riesce di imparare la tecnica, almeno vi è rimasto il buon sapore del budino o dello yogurt del punto 1...

Ah, dimenticavo... che dite: brevetto il "cacciamosche" e lo vendo su siti vegan-animalisti a 20 eurI al pezzo?

mercoledì 27 settembre 2017

El pass del gatt



E' tanto che non scrivo recensioni.
Oggi, venendo al lavoro, ho ascoltato un pezzo che non sentivo da molto ed ho pensato che meritasse queste quattro righe.

Si tratta, lo vedete dal titolo del post, di "El pass del gatt", di Davide Van De Sfroos.

Di quel pezzo mi piacciono i toni, mi piace l'arrangiamento musicale, mi piace il testo e le parole.
Mi piace la malinconia, la tenerezza, il sogno, l'ambiente.

Per chi non abita nel varesotto o nei suoi dintorni non è probabilmente semplice comprenderne i significati ed apprezzarne la poesia.
Sarà perciò il caso che ne leggiate la traduzione più sotto.

E' una storia d'amore e di solitudine.
Ambientata in uno di quei "sit" di campagna come ce n'erano forse solo una volta, dove non "passa mai nissoen", di quelli in cui si cresceva "to do like your daddy done", per citare un altro pezzo che mi vive nel cuore da sempre (penso di non dover linkare la citazione, vero?).

E' una storia di formazione e di attenzione per il diverso, per il solitario, da cui emergono potenti anche i personaggi dello sfondo, come quei vecchi che non solo ti immagini, ma te li vedi davanti, "a giügà ai caart là dedrée a’n tratuur" e con una carezza anche per "tucc i oltri" per cui "gh’è dumà’l büceer". Senza compatirli, ma con un'infinita dolcezza.

Non sai se il vero protagonista sia l'io narrante "vegnüü graand, ma mea taant" in questo sit o se sia invece quella donna che entra ed esce dalla sua vita come dal suo mondo, col suo passato nero ma appena accennato e con quella passione che sembra nascere proprio dalla voglia di oblio, in questo luogo avulso dal mondo di fuori, che l'aveva portata perfino a provare l'esperienza della "presonn".

Non sai attraverso quali peripezie l'io narrante abbia coltivato giorno dopo giorno il suo amore, per certi versi forse senza futuro, così marcate da spingerlo a "basà una pianta propri nel punto due’ ho scrivüü’l soe nomm" e a sentire il profumo di lei ormai di casa là, in quel sit ove lei viene e va e dove lui invece trascorre i suoi giorni sempre uguali. Quei giorni in cui la differenza pare farla solo l'attesa "soel müür della ferruvia".

Ma sai che l'attesa di quei momenti insieme che chiude la ballata non è rassegnazione.
E' rispetto. 

"Ho imparaa a speciàla e poe lassàla na".

Buon ascolto.

 

Sun vegnüü graand ma mea taant
in questu siit in duve’l suu te sbrana
induè scapüscia anca la bissa
e induè’l tramuunt el g’ha mai prèsa

G’ho scià’n curtell
per tajà i stagion
o per lo mena per facch pagüüra
vo in giir adasi per mea fa’ pulver
e parli mai perché fa tropp cold

E ho fa’l bagn insema ai aspis
ho majà scerees o ho majà caden
gh’è anca una foto induè paar che ridi
ma l’è una smorfia per la tropa lüüs

E in questu siit passa mai nissoen
se ferma pioe gnanca ‘l tempuraal
ma me una sira ho basaa una dona
e de dree a una pianta l’ha ma di’l so nomm

E sto in soel müür della ferruvia
quan che rüva un treno una volta al dé
perché una sira ho basaa una dona
e soe quela pianta ho scrivüü’l so nomm

E l’è ruada cu n’t el pass del gatt
senza culzètt e senza amiis
el so suriis l’era meza facia
l’oltra metà l’era una cicatriis

l’ha mai spiegà de induè la vegniva
l’ha mai parlà de quel anell al dii
ma’l tatuagg che g’han faa in presonn
me l’ho vedüü quaand l’ha trà fo i vestii

Strengéva foort e se lassavi streeng
cumè un ragn stremii muvevi i brasc che gh’eri
e me pareva de balà in un tango
tra l’erba salvia e tucc i pagn stendüü

E in questu siit passa mai nissoen
e anca se’l passa prema o poe’l ne va
ma quela sira ho fa’l giir del muund
o forsi ‘l muund l’ha faa ‘l giir de me

E smorzi ‘l suu cunt una cicada
speci la nocc per tajacch el coll
e m’ hann vedüü anca basà una pianta
propri nel punta due’ ho scrivüü’l soe nomm

Quaivoen se sfoga a catà i magiustri
a giügà ai caart là dedrée a’n tratuur
quaivoen el dorma sura a una gazzetta
per tucc i oltri gh’è dumà’l büceer

E in questu siit passa mai nissoen
ma’l soe prufoemm urmai l’è che de ca’
ogni taant la rüa ogni taant la va
ho imparaa a speciàla e poe lassàla na
Sono diventato grande, ma mica tanto,
in questo posto dove il sole ti sbrana
dove scivola anche la biscia
e dove il tramonto non ha mai fretta

C’ho un coltello
per tagliare le stagioni
o perlomeno per fargli paura
Vado in giro piano per non far polvere
e non parlo mai perché fa troppo caldo

E ho fatto il bagno insieme agli aspidi
Ho mangiato ciliegie e ho mangiato catene
C’è anche una foto in cui sembra che rida
ma è una smorfia per la troppa luce

E in questo posto dove non passa mai nessuno
non si ferma più neanche il temporale
ma io una sera ho baciato una donna
e dietro un’albero mi ha detto il suo nome

E stò sul muro della ferrovia
quando arriva il treno una volta al giorno
perché una sera ho baciato una donna
e su quell’albero ho scritto il suo nome

È arrivata con il passo del gatto
senza calzini e senza amici
Il suo sorriso era mezza faccia
l’altra metà era una cicatrice

Non ha mai spiegato da dove venisse
non ha mai parlato di quell’anello al dito
ma il tatuaggio che le hanno fatto in prigione
io l’ho visto quando ha tolto i vestiti

Stringeva forte e si lasciava stringere
come un ragno spaventato muovevo le braccia
e mi sembrava di ballare un tango
tra l'erba slvia e tutti i panni stesi

E in questo posto non passa mai nessuno
e anche se passa prima o poi se ne va
ma quella sera ho fatto il giro del mondo
o forse il mondo ha fatto il giro a me

E spengo il sole con uno sputo
aspetto la notte per tagliarle il collo
e mi hanno visto anche baciare una pianta
proprio nel punto in cui ho scritto il suo nome

Qualcuno si sfoga a raccogliere fragole
a giocare a carte lì dietro un trattore
qualcuno dorme sopra una "gazzetta"
per tutti gli altri c’è solo il bicchiere

E in questo posto non passa mai nessuno
ma il suo profumo ormai qui è di casa
ogni tanto arriva, ogni tanto se ne va
Ho imparato ad aspettarla e poi lasciarla andare

lunedì 25 settembre 2017

Ma non lo sapevano...

...che seimilionierotti partite IVA devono controllare e inviare lo spesometro nel giro di due settimane?

Continuo a non capire chi e come prende le decisioni tecniche in questo paese.