mercoledì 25 settembre 2019

How dare you?


Il problema "riscaldamento globale" è serio, serissimo.

Così serio che l'idea che debba arrivare una ragazzina sedicenne a convincere il mondo a preoccuparsene mi appare, francamente, imbarazzante.

Personalmente non sono affatto un estimatore della Thunberg, che considero assolutamente troppo caricaturale: ho dovuto pescare un frame in cui aveva lo sguardo basso a leggere il discorsino per non shottare una smorfia.

Il discorsino stesso (qui la trascrizione integrale) è risultato davvero troppo semplicistico, privo di contenuti reali, un concentrato di slogan sostanzialmente vuoti.

Come non mettere a confronto quel "How dare you? You have stolen my dreams and my childhood" che non vuol dire proprio niente (quali sogni le sarebbero stati rubati? Quali traumi avrebbe avuto nell'infanzia a causa delle responsabilità del mondo in toto?) con quel "I have a dream" che un autentico pensatore pronunciò oltre mezzo secolo fa, sostenendo però il motto e le sue tematiche con ben altra profondità di argomenti.

Scusate perciò se penso che ben altre siano le vittime delle politiche climatiche, economiche e sociali dei paesi più potenti.
Scusate se penso che ci vorrà ben più e ben altro che che una smorfia offesa e rabbiosa per impostare politiche di controllo delle emissioni equilibrate e che tengano conto delle esigenze dei singoli paesi.

Eppure sembra che davvero, dopo un trentennio in cui autentici uomini di scienza allertano il mondo dei potenti e delle persone semplici con risultati parziali e sostanziale indifferenza di tanti, ci sia stato bisogno di una ragazzina che si limita a dipingere sé stessa e la sua generazione come vittima immolata sull'altare dello sviluppo economico.

E ammetto che un paese ove il film sulla vita della "nota influencer" è campione di incassi al botteghino, ha per forza bisogno della rabbia simulata della sedicenne svedese per accorgersi e interessarsi agli effetti dei comportamenti di ognuno di noi sul pianeta che ci circonda e ci ospita.

E allora ben venga anche la Thunberg, le sue smorfie e i suoi discorsini da adolescente.

martedì 24 settembre 2019

La Grande Rivoluzione Culturale


Certo che con TRE macchinette mangiaplastica (come le chiamano loro) installate in tutta Roma, a questi Mao je fa un baffo, quanto a Rivoluzione Culturale.

E' un bel gesto, eh, intendiamoci, ma, più che di macchinette, siamo a livello di macchiette.

lunedì 27 maggio 2019

Piccole storie di miopie assortite

C'era una volta un partitino che faceva del cielodurismo e del "tel chi el telun" il cuore del suo pensiero lombardo-padano.

Per poter sopravvivere, il partitino si era assoggettato alle dipendenze di un noto imbonitore televisivo che, dopo che una sorta di golpe pseudo-giudiziario aveva fatto fuori i suoi referenti politici della "Prima Repubblica", aveva deciso di conquistare il cuore dell'elettorato italiota a suon di portieri del Milan e di decerebrati tette e muscoli da mostrare nella casa del "grande fardello". Riuscendoci, ovviamente.

Passano gli anni e il partitino, incapace di scavarsi una qualifica nazionale in un paese eternamente diviso in due tronconi di cui era semplicemente l'espressione visibile, continua a vivacchiare all'ombra del padre-patron. Fino a quando, col crollo delle fortune mediatico-politiche del medesimo, in seguito all'avvento di Sky, dello streaming pirata sul web e della migrazione dei decerebrati dal grande fardello ai filmini su tu-tubo, il partitino non rischia di sprofondare al ruolo di consigliere comunale a Casalpusterlengo.

Ma la fortuna aiuta... i fortunati e i nuovi dominatori dell'orizzonte politico della penisola, sfuggiti agli scandali coop e similari e astri nascenti del votante medio, forniscono al partitino l'occasione di sdoganarsi come nazional-popolare: sull'onda (è il caso di dirlo) di evidenti necessità umanitarie innescate dai migranti clandestini, decidono di fare il passo più lungo della gamba e trasformare la ex regia marina in un servizio taxi sulla tratta Tripoli-Lampedusa (dando anche corpo al sospetto che qualcuno potesse pure guadagnarci sopra...).

E fu così che il capitano del partitino colse al volo l'occasione per spostare l'attenzione dello xenofobo da bar-sport dal contesto "polentoni" vs "terroni" al contesto "italioti" vs "clandestini". Mossa vincente: dopo tanti anni il partitino riuscì a conquistarsi un ruolo di primo piano nel panorama politico italiota.

Allo stesso tempo un secondo partitino riusciva ad imporsi all'attenzione, canalizzando i voti di protesta, quelli dei molti no-no-no-tutto ormai diffusi come le piattole, quelli di una certa parte del paese che spera eternamente nella riffa e nei soldi che piovono dal cielo e, last but not least, quelli dei fedeli seguaci di tutte le puttanate che circolano su interdet.

Fu così che i due, uniti solo dalla voglia di occupar poltrone, addivenirono a un funesto matrimonio d'interesse. Funesto, naturalmente, solo per il paese e per lo spread, giacché invece i cadreghini hanno trovato ottimi riscaldamenti a fondoschiena (al netto delle assenze in-giustificate), mentre i due partiti, dimentichi di qualsiasi problema autentico del paese, si concentravano sul reddito di nullafacenza e sulle tariffe d'importazione dei migranti.

Arrivarono alla fine le elezioni europee e il votante medio che - come da copione - non si è minimamente preoccupato di capire dove sarebbero finiti gli eletti a Bruxelles e Strasburgo, è riuscito a infilare praticamente il 60% dei suoi voti nell'area "peones" dell'emiciclo, aggiungendo ai due sopracitati anche il partito delle zucchine di mare e garantendo così all'Italia un peso politico nelle istituzioni comunitarie prossimo allo zero assoluto. Unica consolazione: almeno quelli che avevano votato i pentastelloni per protesta sono rinsaviti, speriamo in via definitiva.

Attendiamo con pazienza che il significato politico delle europee migri sul suolo italico e vedremo se qualcuno comincerà finalmente ad aprire gli occhi, fra elettori ed eleggibili, e a costruire qualcosa che somigli vagamente a un partito di governo per lo stivale.

Magari prendendo pure atto che se al nord uno dei due partiti prende il 40% mentre l'altro prende il 30% al sud, un motivo ci sarà e, invece di preoccuparsi di continuare a foraggiare venti enti territoriali più dannosi che inutili, forse, sarebbe ora di prendere atto una volta per tutte del significato delle parole di Massimo D'Azeglio: fatta l'Italia facciamo gli italiani.

Intanto, ai miei figli ma non solo ai miei, raccomando di imparare bene l'inglese, che un biglietto aereo di sola andata non costa poi troppo.

p.s.
Nell'immagine, il voto degli italiani all'estero.
Quando si parla di fuga di cervelli. 

p.p.s.
Un caro amico mi fa notare che non tutti gli elettori sono uguali. C'è sempre chi ha ragionato approfonditamente e ha scelto. Vale per tutti i partiti. Lo so.

p.p.p.s.
Lo so, lo so: con questo post ho offeso il 34,33% + il 17,08% + il 6,46% dei miei lettori. 
Magari, se sono attenti a quel che leggono, anche il 22,69% e l'8,79% e tutti quelli che pensano che la Costituzione Italiana sia un capolavoro del pensiero umano.
Ma non si sono certo offesi quelli dello 0,23% del Partito Pirata.

Però, ogni trent'anni, il punto bisogna pure farlo, no?

martedì 7 maggio 2019

Dubbio amletico


sabato 13 aprile 2019

Eh già


Purtroppo, non sempre basta aver studiato.
Conosco personalmente laureati che ci credono. Basta non aver approfondito l'argomento specifico.

martedì 2 aprile 2019

A imperitura memoria



Come ho sempre detto: mettere gli incompetenti al governo non serve a risolvere niente.

In compenso, dall'ignoranza scaturisce facilmente la violenza, spero solo verbale.

martedì 12 marzo 2019

Autodifesa

Dovremmo fare proprio così.

Io ho già preparato le banconote del monopoli per pagare il primo preparato omeopatico che dovesse capitarmi.

domenica 27 gennaio 2019

Vite interrotte