martedì 26 novembre 2013

Incipit

Il cosiddetto siero Bonifacio è un composto a base di feci e di urina di capra che, a detta del suo inventore, avrebbe effetti terapeutici per la cura dei tumori, asserzione tuttavia priva di riscontri e fondamento scientifico.
Il cosiddetto Metodo Di Bella (o multitrattamento Di Bella in sigla MDB) è una terapia alternativa per il trattamento dei tumori, che è priva di riscontri scientifici circa i suoi fondamenti e la sua efficacia. Ideata dal medico Luigi Di Bella, fra il 1997 e il 1998 fu oggetto di una grande attenzione da parte dei mass media italiani.
Il metodo Stamina è un controverso trattamento terapeutico a base di cellule staminali inventato da Davide Vannoni, laureato in lettere e filosofia
I grassetti, ovviamente, sono miei.

A me pare di intravvedere, in questi 3 incipit (indovinate un po' da dove vengono?), un tono di oggettività via via sempre meno marcato. Soprattutto quel passare da "composto" a "terapia alternativa" a "trattamento terapeutico" segnala un riconoscimento di dignità ben diverso alle tre ciarlatanate.

Perché, mi piace ricordarlo, anche il cosiddetto "metodo stamina" appartiene all'ampia categoria delle ciarlatanate, in assenza di dimostrazioni contrarie, che ad oggi mancano del tutto, e nonostante il furor di popolo dei soliti ignorantelli pronti a credere, obbedire, combattere che invece nel nostro paese abbondano sempre.
Probabilmente, questo diverso uso dell'italiano, è un effetto secondario di quel gran medico che, diceva mia nonna, è il trascorrere del tempo.

martedì 19 novembre 2013

In principio fu JFK

In almeno due sensi.

In senso storico, la tragedia dell'omicidio Kennedy ha costituito uno shock emotivo impresso indissolubilmente in un'intera generazione di americani, paragonabile solo a quello provocato dagli attentati dell'11 settembre 2001.

In senso cospirazionista ha costituito l'archetipo di tutte le successive pseudo-cospirazioni di ogni genere e sorta.

Viene persino prima dei libelli pseudo-archeologici e para-scientifici di Berlitz sulle civiltà antiche e sul Traingolo delle Bermuda. E le tecniche utilizzate per creare miti come quello del "magic bullet" non sono dissimili da quelli dei cospirazionisti undicisettembrini di oggi: uso di informazioni parziali, interpretazioni fuorvianti, affermazioni sensazionalistiche.

In questi giorni in cui ricorre il cinquantenario dell'evento è doveroso un pensiero a quello che fu un Presidente degli Stati Uniti entrato nella Storia, anche se a volte con toni vicini al romanzato, ma è anche opportuno ricordare la realtà dei fatti storici di quel giorno.

Raccomando ai miei cinque lettori il prontuario pubblicato da Massimo Polidoro e, per approfondimenti, il bel sito di Federico Ferrero, johnkennedy.it: in questi giorni vedrete che non mancheranno le occasioni di parlarne anche al Bar Gino.

venerdì 15 novembre 2013

Confessions, di Kanae Minato

Devo ammettere di aver iniziato la lettura di Confessions di Kanae Minato trascinandomi appresso un piccolo carico di preconcetti personali sulla società giapponese.

Devo anche ammettere però che la lettura non me ne ha sconfessato neppure uno.
Ma non importa, perché non è la sola società giapponese ad uscire malconcia dalle pagine del racconto: è la società occidentale di oggi in toto, con le sue incoerenze macroscopiche e, forse, insanabili.

L'evento scatenante, il cuore della storia, si svolge ancor prima che inizi il racconto: la bimba di quattro anni della professoressa Moriguchi Yuko è morta. Ed è stata uccisa, ha scoperto lei pressoché per caso, proprio da due suoi studenti.

Il romanzo è un racconto visto da più angolazioni che ripercorre la genesi di questo orribile quanto assurdo omicidio (mi scuserete se non uso "femminicidio", ma sono sempre stato un personaggio poco à la page) e le sue conseguenze. 
La narrazione passa attraverso lo sguardo, il pensiero e le parole, i malesseri e le speranze, i sogni infranti, le delusioni e le illusioni dei protagonisti del gesto criminale e di coloro che vivono loro accanto.

Quel che fa male non è solo la barbarie dell'assassinio e neppure la futilità dei moventi. Non è nemmeno la giovanissima età della vittima o quella dei carnefici, adolescenti delle scuole medie.

Quel che davvero colpisce lo stomaco è il pensiero, di più, la consapevolezza, che qualcosa del genere potrebbe davvero capitare. E non solo nel lontano paese del sol levante, ma proprio qui, accanto a noi.
Perché l'abominevole normalità dei due piccoli assassini non è poi tanto lontana da quella di alcuni adolescenti nostrani e gli atteggiamenti deliranti delle loro famiglie si riscontrano facilmente un po' ovunque nella società occidentale contemporanea.

Da leggere con attenzione. E meditare bene.

Ah, dimenticavo: dal libro è stato tratto un film. Una sera di queste, appena la mia dolce somarella finirà la lettura del romanzo, mi ci butto.

venerdì 8 novembre 2013

"In considerazione delle difficoltà rappresentate dagli operatori nell’effettuare la comunicazione"

Continuo a pensare di vivere in un paese ri-di-co-lo.

Ed è un eufemismo evidente.