mercoledì 15 aprile 2009

Sciopero


Il tema è di quelli difficili.

Sostenere quel che ci ricorda Piero Ottone in questo articolo e che il sottoscritto afferma da tempi non sospetti, può procurare più di un moto irato da alcuni lettori che si possono sentire lesi nell'intimo del loro diritto più sacro.

Negli anni di piombo ci si sarebbe potuti persino aspettare una pallottola di richiamo da quei fini pensatori che deliravano di rivoluzioni e, nell'attesa, si dilettavano a gambizzare (se non peggio) poveri cristi "nemici del popolo".

Fortunatamente i tempi sono cambiati e quella stessa libertà di parola che consente alla demenzialità di "luoghicomunensi" e cospirazionisti assortiti di sopravvivere e fare proseliti permette anche a un somaro di passaggio di poter sottolineare qualche magagna tutta italiota.

Lo sciopero dunque. Sarebbe bene ricordare quale sia l'origine dello strumento "sciopero" e le sue finalità. Una rapida scorsa ai libri di storia ci ricorda che si tratta di una difficile conquista dei lavoratori. Un'arma di rivendicazione dei diritti delle masse subordinate di fronte allo strapotere dell'impresa nei confronti del singolo. Un diritto conquistato, anche col sangue, in epoche nelle quali la sperequazione nella distribuzione del reddito era di proporzioni clamorose.

Ma non è quella panacea con la quale ci si illude di combattere tutti i mali con potere quasi taumaturgico, ricorda Ottone. E' invece un linguaggio rozzo, rudimentale, poco efficiente, incapace di costituire un valido strumento di dialogo. Lo è ancor più in un paese come il nostro nel quale, di fatto, se ne fa un uso più intrinsecamente politico che di rivendicazione economica. E nel quale le organizzazioni sindacali abbandonano con frequenza e disinvoltura il loro compito di controparte corporativa dell'impresa per assumere un ruolo improprio di natura più squisitamente politica.

Sarebbe tempo di ricominciare a considerare il significato del dialogo, di ricercare forme di dibattimento più evolute e di relegare l'uso di strumenti figli di un altro tempo e di un altro mondo a situazioni più congeniali: spartirsi gli utili quando le cose vanno bene, ad esempio.

33 commenti:

Luciano ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Luciano ha detto...

può procurare più di un moto irato da alcuni lettoriSi, parecchio!Motivo canc.: corretta formattazione

Luciano ha detto...

Bohhh, oggi Blogger fa i capricci! Lascio così.

brain_use ha detto...

@Luciano:
sì, parecchioImmaginavo. ;)

Ma, si badi bene, né Ottone né il sottoscritto ce l'hanno col diritto di sciopero come strumento di rivendicazione dei diritti dei lavoratori.

Bensì col l'ab-uso dello strumento per fini che non gli sono propri o in circostanze in cui gli effetti sono inutilmente dannosi.

Nico ha detto...

Mi trovi completamente d'accordo. Purtroppo uno dei poteri più forti esistenti in Italia si chiama proprio "sindacato". Ricca organizzazione che usa i lavoratori italiani per mantenere certi privilegi inviolati. Chi ha avuto modo di visitare le sedi sindacali di Mestre forse capisce meglio quello che intendo.

Stepan Mussorgsky ha detto...

TU, O MULO, PER TUA NATURA SEI UN SERVO DEI PADRONI! ^O^

Sto scherzando :D

Thomas Morton ha detto...

Rilancio:

Il diritto di sciopero

brain_use ha detto...

@Thomas:

Rilanci pesante, eh... ;)

Si ampliano un po' i termini del problema.

Lo sciopero come diritto è riconosciuto, con diverse regolamentazioni, un po' da tutti gli ordinamenti giuridici dei paesi democratici.

Curiosamente ( ... ), invece, era vietato nella russia sovietica, in quanto considerato controrivoluzionario.

In effetti, del resto, se usato nei limiti del suo scopo originario e, naturalmente, del buon senso, ha avuto ed ha tuttora valenza come strumento -estremo- per far valere i propri diritti nei confronti della controparte contrattuale. In questo caso l'imprenditore.

Quello che io, personalmente, contesto è però l'abuso di questo strumento:
a) per fini non strettamente legati al rapporto di lavoro.
b) in contesti tali per cui "tra i due litiganti il terzo" paga, come nel caso di quasi ogni genere di servizio pubblico.
c) in situazioni in cui il danno derivante dall'astensione dal lavoro è sproporzionato in confronto al potenziale beneficio: perché scioperare se l'azienda è in crisi? Cosa si crede di ottenere?

Luciano ha detto...

Ma si, avete ragione!

Sono io che vivo in un'altro mondo.

In questi ultimi anni, ad esempio, mi è sembrato di vedere progressivamente sgretolarsi quelle poche conquiste sindacali ottenute in tanti anni di lotta, oppure crescere a dismisura i precari (alcuni li chiamano schiavi moderni, ma ovviamente esagerano) e recentemente mi sembra che la Triplice Santa Alleanza (CISL, UIL e UGL) sia all'attacco delle ultime deboli garanzie dei lavoratori.

Ma ovviamente sbaglio, perché l'importante è che i coraggiosi imprenditori patriotti che si sacrificano per la Patria possano continuare a far soldi senza essere disturbati. Se poi sono tutti PREGIUDICATI con condanne passate in giudicato, fa niente. Se poi scaricano guai e debiti sui cittadini, fa niente: la colpa è dei lavoratori disfattisti, pessimisti, scansafatiche e ... comunisti!

Avanti Savoia!

Luciano ha detto...

@ Nico

a/ Non mi risulta che negli ultimi 20 anni siano stati fatti scioperi "politici".
b/ Informati, sono secoli che nei pubblici servizi vengono garantite le prestazioni minime. Inoltre, ultimamente, nei servizi praticamente lo sciopero è vietato.
c/ Chi ti racconta ste' stronzate: piantala di seguire il TG4; migliai di lavotratori lavora a gratis per salvare i posti di lavoro mentre i manager s'ingrassano alle loro spalle!

Luciano ha detto...

Permettetemi una battuta copiata a quel gran politico di Clemente Mastella.

Anni fa mi davano del Fascista, dicevano che le mie idee erano di estrema destra!

Io non ho cambiato idee, è il mondo che si è spostato ....

Luciano ha detto...

no @ nico,

ma @ brain_use

Thomas Morton ha detto...

Sicuramente l'articolo linkato esprime un punto di vista un po' estremo, almeno in Italia, ma secondo me contiene considerazioni degne di riflessione: considerare un diritto acquisito (poi diventato addirittura un'abitudine) quello che una volta era un'arma di lotta estrema per le rivendicazioni dei propri diritti (quelli veri), non significa anche svuotarla del proprio potenziale?

Luciano: sui precari ti dò ragione, ma è solo la legge che può fare qualcosa, perché i sindacati per loro natura difendono chi il lavoro ce l'ha già. Il problema è che per risolvere la situazione, che vede attualmente i lavoratori separati in due classi distinte e dagli interessi opposti (precari e privilegiati con posto fisso), bisognerebbe rendere tutti un po' più precari, cosa che i sindacati non accetteranno mai.

Luciano ha detto...

perché i sindacati per loro natura difendono chi il lavoro ce l'ha giàCerti (quelli che ho citato io, quelli che parlano per bocca dei padroni) SI; gli altri invece si preoccupano della totalità delle persone ed indicano "politiche sociali" ed è per questo che oggi sono isolati.

Ve lo immaginate la Polverini e Bonanni che proclamano uno sciopero contro quello con cui vanno a cena a palazzo Grazioli?
(o mi sono sognato pure questo!)

Secondo me state scherzando, non posso credere che state parlando sul serio!

Anonimo ha detto...

qua al nord-est sono in cassa integrazione alcune ditte grosse.
i dipendenti sciperano perchè non vogliono perdere il posto di lavoro.
mi domando, cosa otterranno se la ditta è destinata a chiudere?
prendendo per vere le colpe dei managers, vogliamo non vedere la crisi? non sarà così grossa, ma si sente comunque. in 500 sono incazzati, e quei 4 che sono stati licenziati perchè la piccola ditta non ce l'ha fatta? quelli si fottono in silenzio? i dipendenti delle grandi fabbriche sono più importanti?
perchè comunque lo stato deve tappare i buchi delle grandi fabbriche?
il mondo del lavoro sta cambiando, sta ritornando alla terra, se non ci riabituiamo ad usare la zappa saremo fottuti, tutti.
perchè si mette in cassa integrazione ma si continua a fare straordinari ed a assumere gente??? chi deve controllare dov'è?
se poi chi controlla fa il suo lavoro, finanza di merda??
tutti vogliono essere accontentati, tutti vogliono avere senza dare.
purtroppo gli anni 80 sono finiti, e tutti, dobbiamo tirare su le maniche!
IMHO

Anonimo ha detto...

poi se chi sciopera viene licenziato e al suo posto viene assunto uno straniero, tutti diventano razzisti.
prima si firmano gli accordi tra sindacati e confindustria, e poi si fa sciopero perchè non vanno bene.
se la gente delega fregandosene altamente, poi non può lamentarsi.
quanti di sinistra non hanno votato e poi è andato su silvio? si sono incazzati pure.
qua è sempre colpa degli altri, mai nostra.
ci piace farci inculare e ovviamente la vasella la paghiamo noi.
comunque ci rimettiamo noi, in qualsiasi circostanza.
è così da anni.
deve piacerci per forza.

brain_use ha detto...

Sapevo che avrei sollevato un vespaio...

Uno dei problemi, fondamentale, è quello evidenziato da Thomas: i meccanismi sindacali tipici del nostro mercato del lavoro tutelano solo chi un lavoro stabile già ce l'ha.

Si potrebbero fare molti altri ragionamenti.

Uno fra questi riguarda il concetto di mobilità.
In Danimarca, paese dove ci si può trovare licenziati non semplicemente dall'oggi al domani, ma anche da adesso a tra cinque minuti, è vero anche però che si può trovare un nuovo lavoro nel giro non di giorni, ma di ore.

Nessuno qui pensa che chi intaprende attività imprenditoriale sia "coraggioso patriotta", ma sei davvero sicuro che costringere un'azienda a mantenere un lavoratore inadeguato, inadatto o semplicemente in sovrappiù sia una soluzione?

Detto questo, ribadisco che riconosco allo sciopero il suo valore di arma (e come arma il suo uso deve essere dosato e regolamentato) a disposizione dell'associazione dei lavoratori nelle controversie con l'impresa.
Ma scioperare ad azienda in crisi a cosa serve?

Anonimo ha detto...

appunto, lo sciopero serve per ottenere cose ottenibili, se il lavoro non c'è, ci sono varie soluzioni: o lo sfortunato si lamenta all'infinito e si fotte, o si da da fare, trova una soluzione.
e ci sono varie soluzioni, ovviamente serve umiltà e spirito di adattamento.
io a fine anno chiudo la ditta individuale, e o faccio la vittima, o mi adeguo o vado a cercare lavoro all'estero.
il canada cerca manovalanza...

Anonimo ha detto...

un nordafricano affronta la morte pur di venire qua, trovando solo cazzi.
noi che siamo italiani e ce la caviamo SEMPRE, cin incazziamo per cosa? abbiamo tutto e non ci basta. adesso è un momento difficile, ma passerà, ne frattempo non è possibile andare al bar a lamentarsi, bisogna agire, l'italia è nostra, o ce la riprendiamo oppure staremo sempre a fare i saccenti su tutto concludendo un bel niente.

Anonimo ha detto...

quando i camionisti hanno scioperato, quasi c'è stato il blocco delle auto perchè i rifornimenti non erano garantiti.
ma ad un pelo dal blocco, puff, tutto come prima...
era una minaccia?
sono solo dei "venduti", gli hanno dato il contentino e via, nessun problema.
guai a fare qualcosa sul serio, guai a paralizzare tutto per avere dei veri cambiamenti.
perchè il raggiungimento degli obiettivi deve essere solo di alcuni? perchè non puù essere di tutti?
quando per motivi economici si tronerà massicciamente alle rotaie, torneranno a scioprerare perchè non hanno più lavoro? se invece le rotaie verranno abbandonate si metteranno a scioperare i macchinisti?
siamo in guerra tra noi?

Luciano ha detto...

... un'azienda a mantenere un lavoratore inadeguato, inadatto o semplicemente in sovrappiù sia una soluzioneMa mi spiegate dove si verifica questo?

30 anni fa era così - ed io ero contro quel sistema, e quindi accusato di Fascismo; ma oggi siamo all'opposto e ti cacciano come e quando vogliono ... ed io che difendo un minimo di diritti sindacali vengo guardato come l'ultimo dei comunisti!

Ahh, dimenticavo: sono un pensionato con un figlio licenziato 4 mesi fa da un'azienda statale saccheggiata dai politici!

Pensate un po' quello che provo a leggere quello che scrivete!

@benny-lava

hai ragione, bisognerebbe agire; magari cominciando a non eleggere ladri, mignottari, ruffiani, piduisti, fascisti e simili in Parlamento: che ne dici?

Anonimo ha detto...

@ Luciano

certo che sono da eleggere persone degne di essere parlamentari, purtroppo pochi sono tali, e ancor meno rimangono una volta eletti.
prima dell'attuale governo, chi doveva pensare al welfare, cosa ha fatto? ha fatto da ponte ai 2 governi di silvio, ha fatto rivotare forza italia, persino chi era contro li ha aiutati.
ora tutto questo è assurdo.
quei quattro gatti di onesti si coalizionano con i farabutti ed è tutto come prima.
se non c'è nessuno di cui poterci fidare cosa votiamo?
dovremmo votare qualcuno che garantisca un minimo per tutti, ma non c'è.
fin che ci sono interessi, collusi, mazzette, amici di amici, sarà tutto inutile. i "bravi" o cambiano atteggiamento o sono allontanati.
quindi?

Anonimo ha detto...

qua non si tratta di comunisti e di fascisti, qua si tratta di avere una base uguale per tutti ed eventualmente chi riesce, diventa benestante, meglio per lui.
invece il divario tra chi ha troppo e chi ha poco si sta divaricando.
si passa da chi ha 3 barche a chi non ha l'acqua in casa. in un'italia del 2009 è fuori di ogni logica.
c'è anche il discorso, volendo brutto, ma è vereo, che una parte dell'italia tira e una frena, un paga le tasse per tutti, l'altra no; i soldi si fermano ad una certa altezza e poi spariscono. e non è un discorso politico, è un discorso concereto. ora è inutile che si pensi solo a se stessi, in questo caso è un problema per tutti.

Anonimo ha detto...

sto spaziando in tutti i campi, ma probabilmente è perchè sono collegati.

il mio pensiero in definitiva è:

è colpa dei politici?
anche.
se vogliamo ottenere almeno le cose che ci spettano, dobbiamo prendercele.
non possiamo aspettare che gli altri siano li per noi, perchè non lo sono, non gli interessa, meno fanno più si arricchiscono.
lo sappiamo e continuiamo a non fare niente.

è un problema di soldi, il mangiare costa, i lavoratori vogliono i soldi per vivere, ma le fabbriche non possono offrirglierli, quindi si va a far lavorare non italiani o si va a fare le fabbriche all'estero.
noi a meno soldi non viviamo, aiuterebbe eliminare le cose superflue, ma non lo facciamo.
è un loop. o troviamo la soluzione o saremo sempre noi a rimetterci.

Anonimo ha detto...

@ brain_use

tutto ok, ma un lavoratore straniero costa meno e a molti conviene avere gente non specializzata che i professionisti, comunque non si lamentano o lo fanno meno.
adesso c'è poco lavoro per noi "non abbronzati" o ci "abbassiamo" a lavori non da ufficio o staremo a casa, non potendo pagarla, per strada.

Luciano ha detto...

Non ci siamo, non ci siamo!

È il costo del lavoro che è troppo alto, NON la paga degli lavoratori!

Ma le aziende non vanno a rotoli per questo, ci vanno perché non hanno investito in rinnovamento tecnologico, ci vanno perché distraggono troppi capitali per altri scopi, ci vanno perché pagano "pizzi ai politici" (forse vi è scappato il decreto mille proroghe con benefici da milioni e milioni di euro per gli amici degli amici)

Concordo su una sola cosa: la colpa non è dei politici, ma di chi gli elegge; a mio parere ovviamente, visto che l'attuale governo ha indici di gradimento "bulgari", quindi al Popolo Sovrano sta tutto bene così, ... e così sia!

Avanti Savoia!

Anonimo ha detto...

ma infatti non ho detto che lo stipendio è alto, ho detto che se si abbassa non si mangia.
gli attuali stipendi degli operai non sono adeguati con il costo delle cose base.
infatti o sei in 2 a tirare avanti o vivere da soli con uno stipendio minimo è impossibile.

Nico ha detto...

Luciano,
io lavoro come precario da sempre per libera scelta. Se non lo facessi, non troverei una ditta disposta a pagarmi per quello che valgo. La mia professionalità sarebbe in questo caso sfruttata per colpa di un contratto nazionale che non tiene conto di quanto io mi impegni.
Le capacità personali, sia per merito (tanto studio), sia per pura attitudine, sarebbero considerate allo stesso livello del più sfaticato scaldasedia (e ti posso assicurarne che ce ne sono davvero tanti) la cui presenza, paradossalmente, è quella che mi garantisce ore e ore da fatturare. Il sindacato è la causa di tutto questo, che ha avuto inizio con la richiesta di contrazione degli stipendi nel 1954. Con questo giochetto (sulle spalle dei lavoratori) ha guadagnato potere, tanto che oggi abbiamo oltre 700mila rappresentanti sindacali, con un rapporto di 6 a 1 nei confronti dei Carabinieri. Questi rappresentanti, ogni mese costano alle aziende 5 milioni di ore nelle quali non producono nulla.
Chiediti come mai l'unica detrazione sulla busta paga oltre alle ritenute fiscali è la quota del sindacato... ed è un'associazione, ricordiamolo..
Che serva una tutela dei lavoratori è indubbio.. che i sindacati italiani non la garantiscano, lo è altrettanto.

brain_use ha detto...

Vedo che il dibattito è proseguito: come dicevo, sapevo che avrei suscitato un vespaio.

Un grazie a tutti per aver mantenuto toni civili, pur nella naturale (e benvenuta) contrapposizione delle idee.

Qualche sprazzo qua e là:

@Luciano:
Mi spiace per tuo figlio, ovvio: non è una questione individuale e capisco bene come tu ti possa sentire.

Però dovresti considerare anche se uno degli elementi che contribuiscono a mandare in crisi aziende magari anche di valore non sia proprio questo appiattimento di ruoli, salari, stimoli sempre verso il basso.

Giustamente lamenti che è forte, troppo forte, il divario fra stipendio lordo e netto.
Certo che lo è.
Lo è anche, te lo posso mettere per iscritto, per chi, come il sottoscritto, fa lavoro autonomo e non ha modo di evadere il fisco...

L'imposizione fiscale, nel nostro paese è eccessiva. E non lo è di uno o due punti, ma di una buona dozzina.
D'altra parte cosa si può fare in un paese dove per decenni ancora si dovranno pagare le pensioni a persone che hanno lavorato una quindicina d'anni in tutto e dove esistono i disoccupati a vita?
E dove il nullafacente guadagna come l'onesto lavoratore e dunque occorrono spesso due persone per fare il lavoro di uno?
Dice bene Nico: un nullafacente garantito significa dover far fare il suo lavoro a qualcun altro.

Sono semplificazioni arbitrarie, lo riconosco, ma sono anche realtà significative nel nostro paese dove il cerchiobottismo ha prodotto spesso soluzioni solo apparentemente vantaggiose. Meglio: vantaggiose solo nel brevissimo periodo. Poi, paghi pure pantalone...

Ricordo un aneddoto di qualche anno fa a proposito di uno dei pozzi senza fondo tipicamente italiani: le ex-fs. Si decise a un certo punto che un macchinista poteva bastare, almeno su alcuni tipi di tratte. Apriti cielo: insorsero sindacati nazionali e siglette assortite. Naturalmente in nome della sicurezza, altro tema che nel nostro paese è spesso il dito dietro cui ci si nasconde.
Poi, qualcuno fece notare che in tutta europa c'era un macchinista solo...


@Benny:
Lavoratori stranieri e disoccupati italiani.
Per come la vedo io anche questo è un frutto avvelenato di una certa mentalità: non è mica un obbligo essere tutti 'gnegneri! Si può tranquillamente fare gli agricoltori, o gli operai o i netturbini o qualsiasi lavoro onesto senza per questo sentirsi, né essere, dei falliti.


Politici ed elettori.
La mia personale posizione (semplifico parecchio, ovviamente) è che il diritto di voto dovrebbe essere un po' come la patente: puoi guidare se dimostri di saperlo fare.
Puoi votare se dimostri di avere una qualche idea al riguardo.
Ho sentito con le mie orecchie gente che votava il cavaliere perché Fiorello stava su canale5 e gente che votava Bertinotti perché... Fiorello stava su canale5!
Ogni paese ha i politici che si merita.


@Nico:
Che serva una tutela dei lavoratori è indubbio.. che i sindacati italiani non la garantiscano, lo è altrettanto.Fatta salva la buona volontà del singolo, quoto in pieno.
Non è col lavoro garantito a vita che si fa il bene dell'azienda, né del lavoratore, a meno di possedere la mentalità del giapponese. Che non è proprio quella dell'italiano medio.

brain_use ha detto...

Mi permetto di tornare IT riportando una parte di un mio precedente commento, dopo che noi tutti si è deragliato sui mali del belpaese, politicanti, debito pubblico, fiscalità deviata, nullafacenti e garantismi malati compresi.

Nessuno qui pensa che chi intaprende attività imprenditoriale sia "coraggioso patriotta", ma sei davvero sicuro che costringere un'azienda a mantenere un lavoratore inadeguato, inadatto o semplicemente in sovrappiù sia una soluzione?

Detto questo, ribadisco che riconosco allo sciopero il suo valore di arma (e come arma il suo uso deve essere dosato e regolamentato) a disposizione dell'associazione dei lavoratori nelle controversie con l'impresa.
Ma scioperare ad azienda in crisi a cosa serve?

Luciano ha detto...

@ Nico

Non sono certo di aver capito bene, ma mi sembra che confondi la figura del libero professionista con quella del precario.

Chiediti come mai l'unica detrazione sulla busta paga oltre alle ritenute fiscali è la quota del sindacatoA parte che non è vero, mi spieghi che c'entra?

Questi rappresentanti, ogni mese costano alle aziende 5 milioni di ore nelle quali non producono nulla.Guarda che sono i lavoratori iscritti ai sindacati che contribuiscono "donando" giorni di riposo al monte ore dei permessi sindacali. Per favore informatevi, i media sono pieni di notizie false e tendenziose!

@ brain_use

Non è col lavoro garantito a vita che si fa il bene dell'azienda, né del lavoratore, a meno di possedere la mentalità del giapponese. Che non è proprio quella dell'italiano medio.Vedo che si insiste sul "lavoro garantito", situazione che non esiste più da anni in Italia.

Provo a spiegarvi a che cosa serve scioperare in un azienda in crisi: serve solo a portare all'attenzione dell'opinione pubblica situazioni ormai degenerate a livelli insostenibili. Quando si arriva a simili estreme azioni significa che è tutto perso, che non c'è più nulla da recuperare. In poche parole, provi anche a scioperare gli ultimi giorni che sei occupato perché tanto dopo non puoi farlo più!

Concludendo: avrei condiviso la riflessione di brain_use negli anni 70/80; oggi mi sembra veramente superata e frutto solo di un martellamento mediatico fatto di notizie manipolate ad arte che purtroppo diventano "verità".

Nico ha detto...

Luciano

Una volta ero libero professionista (e non ti dico che stangate di tasse INUTILI). Ora faccio i contratti a progetto su un monte ore. Se prima dovevo dedicare 15 ore al mese alla contabilità e altre perdite di tempo (o pagare profumatamente qualcuno), ora se la sbriga tutta l'azienda.

A parte che non è vero, mi spieghi che c'entra? perchè non sarebbe vero?

Guarda che sono i lavoratori iscritti ai sindacati che contribuiscono "donando" giorni di riposo al monte ore dei permessi sindacali. Per favore informatevi, i media sono pieni di notizie false e tendenziose! le mie fonti non sono i media.. mai state e mai lo saranno.. son debunker di natura :-)

Nico ha detto...

Off Topic, ma visto che si parla di libertà

Qualcuno ha davvero paura che le verità si sappiano.