E' di un paio di settimane fa, più precisamente il 29 ottobre, il cinquantesimo compleanno di Asterix, il simpatico personaggio di Goscinny e Uderzo che certamente non ha bisogno di presentazioni con i lettori.
E' festa grande tra i cugini d'oltralpe: musei e gallerie, politici e giornali hanno colto l'occasione per festeggiare il mito del piccolo gallo e dei suoi compagni di avventure con una proliferazione di analisi e considerazioni sulla genesi, sulle sue caratteristiche e sul suo successo.
C'è chi sottolinea le imprecisioni storiche ed etniche che circondano la vita del villaggio, dai menhir di Obelix fuori tempo massimo fino ai dettagli strutturali degli edifici e delle armi del villaggio.
Chi va a ricercare nella Storia le radici più profonde del successo dei personaggi: immediato torna alla mente il De bello gallico e con esso il ricordo dei Galli che la Rivoluzione del 1789 elevò a rango di autentici eroi nazionali del popolo tranalpino, scalzando quei Franchi ormai malvisti, al pari dei nobili le cui teste cadevano in quantità nei cesti di monsieur De Guillotine.

Napoleone III tributa poi doverosi onori a Vercingetorige facendo erigere il suo monumento ad Alesia nel 1865. La successiva sconfitta di Sedan del 1870 ad opera dei tedeschi di Bismarck completa l'identificazione nell'immaginario popolare degli antichi conquistatori romani coi Tedeschi della guerra Franco-Prussiana e trasforma Cesare in un Bismark ante-litteram.
E c'è chi si spinge dunque a delineare nelle avventure di Asterix e dei suoi amici i tratti di un Cesare vagamente dittatoriale come quello dipinto da Uderzo alla testa delle legioni romane. C'è chi ricorda che l'antica Armorica coincide con la moderna Bretagna, terra di ribellione e di resistenza all'invasore nazista della storia contemporanea.
C'è del vero senz'altro in questa interpretazione in chiave nazionalistica e vagamente ispirata ai miti della Grandeur, vista la simpatia che rasenta il fanatismo di cui gode il piccolo gallo presso i cugini d'oltralpe.
Come spiegare però il successo di Asterix e dei suoi compagni d'avventure in chiave internazionale? E ancor più al di qua delle Alpi, proprio nel paese d'origine di quelle legioni un po' ingenue e dalla parlata borgatara che testardamente si ostinano ad approcciare il piccolo villaggio del nord Armorica, ricavandone null'altro che una gragnuola di sberloni?
Forse non tutto si spiega solo con le interpretazioni nazionalistiche e scioviniste, con l'identificazione etrica e sociale e neppure con l'istintiva reazione all'oppressione e all'invasore.
Forse, semplicemente, la simpatia, i tratti umani, bonari e divertenti di tutta la combriccola e, perché no, l'abbaiare intelligente di Idefix, sono quello che più colpisce e attrae il lettore, indipendentemente dalla lingua in cui sono tradotti i dialoghi del simpatico gallo e dei suoi amici.