
Questa storia ha inizio in un giorno di primavera di tre anni orsono.
Nonostante l'umidità elevata, il cielo era terso e curiosamente nemmeno il passaggio della consueta moltitudine di aerei, con le loro brave scie al seguito, riusciva nell'impresa di variare il clima locale in alcun modo; sorprendente, direbbero gli amici sciecOmici.
In quel tempo, un somarello si accingeva a travasare un paio di damigiane di buon vino acquistate nel Monferrato da una coppia di anziani contadini di una volta.
Avete presente quel buon vino genuino che sa ancora di uva? Che lasciato all'aperto diventa aceto e se usato impropriamente per gli sciacqui con l'acqua ossigenata produce una moltitudine di nanofibre pseudo-morgelloniane? Ecco. Proprio quello: vino sano, naturale, non adulterato né addizionato in alcun modo.
Ebbene, di quello splendido vinello, il nostro povero somaro aveva a disposizione una damigiana intera di dolcetto ed una di barbera e si accingeva a prepararlo come scorta per l'inverno, in compagnia del fratello e del cugino (con una "g" sola).
Quel giorno, però, il cugino (con una "g" sola) aveva fretta e spinse il somarello accompagnato dal fratello ad usare bottiglie ancora umidicce dal lavaggio preliminare. I tappi, poi, erano in gran parte di qualità bassina-bassina, formato offerta speciale del discount, e, nonostante il cielo terso, l'umidità nell'aria era davvero elevata.
Dulcis in fundo, la luna era crescente!
Ebbene, vuoi per un motivo vuoi per l'altro, il nostro somarello ebbe ben poco successo.
Fin da subito fu chiaro che le bottiglie coi tappi da svendita tenevano malissimo tant'è che cominciarono entro poco a divenire spiacevolmente frizzantine e a "puntare", come si dice del vino ormai perduto.
Comiciò così la fase di selezione: "beviamole subito e lasciamo quelle col tappo buono per gli anni a venire", pensò il nostro somarello. E così fece, sorbendosi una gran quantità di quelle bottiglie da far fuori allungate con acqua, come aveva appreso da piccolo dal nonno. Il cibo e le bevande non si buttano mai!
Giunge alla fine un bel giorno, quasi tre anni più tardi, in cui finiscono finalmente le bottiglie classificate di seconda scelta (come avrete capito non sono un gran bevitore, nonostante apprezzi con gusto il buon vino). Ma ecco subito l'amara, in senso letterale, sorpresa: anche le bottiglie buone non lo sono più granché.
E qui si apre il dibattito vero.
A voi l'ardua sentenza: sarà che il buon vinello dura meno del metanolo? Sarà la glicerina un po' abbondante usata per la fase di serraggio dei tappi? Sarà l'effetto delle bottiglie umidicce e ancora un po' bagnate? Sarà l'umidità del clima di quel giorno lontano? Sarà infine la famigerata luna crescente che, garantiscono i contadini, con l'imbottigliamento del vino proprio non va?
E se fossero invece gli amici del NWO che in quel fatidico giorno stavano spargendo i nanomunghi sbagliati? :P
a presto
b_u