lunedì 6 luglio 2009

Titan...ic ic... salute!


Forse non tutti sanno che il Titanic era già affondato una prima volta.
Ben 11 anni prima che ne cominciasse la costruzione!

Naturalmente non nella realtà, ma nella fantasia dello scrittore Morgan Robertson, autore di molti racconti a tema marinaro.

Il suo romanzo del 1898 Futility, che potete trovare qui nell'edizione integrale del 1912, o in questa pagina del Progetto Gutemberg, racconta infatti l'avvincente storia del Titan, senza "ic", la più grande nave del mondo, considerata inaffondabile. Sfortuna volle però che il Titan affondasse invece ad opera di un iceberg, nel nord Atlantico.

E le similitudini fra il Titan di Robertson e il Titanic della White Star Line non finiscono qui:

Costruzione:
- Il Titan viene costruito in Inghilterra.
- Il Titanic fu costruito in Gran Bretagna, a Belfast

Gli Inaffondabili:
- Il Titan è la più grande nave del mondo: 244 metri di lunghezza per 45.000 (70.000, ed. 1912) tonnellate di dislocamento, considerata "inaffondabile".
- Il Titanic era il più grande transatlantico del mondo: 269 metri di lunghezza per 52.000 tonnellate di dislocamento, considerata "inaffondabile".

Eliche e propulsione:
- Il Titan è euipaggiato con 3 eliche e due alberi, mossi da 40.000 (75.000, ed.1912) cavalli vapore.
- Il Titanic era euipaggiato con 3 eliche e due alberi, mossi da 46.000 cavalli vapore.

Compartimenti stagni:
- Il Titan ha ben 19 compartimenti stagni, fornite di 92 porte stagne.
- Il Titanic aveva 16 compartimenti stagni.

Le scialuppe:
- Il Titan porta "il minimo legale" di 24 scialuppe, meno della metà necessarie per le 3.000 persone imbarcabili.
- Il Titanic portava 20 scialuppe, meno della metà necessarie per le 3.500 persone imbarcabili.

La nave e l'iceberg:
- Il Titan colpisce un iceberg a tribordo, a 25 nodi di velocità, a 400 miglia da Terranova, verso la mezzanotte.
- Il Titanic colpì un iceberg a tribordo, 23 nodi di velocità, la notte del 14 aprile 1912 nel nord Atlantico, a 400 miglia da Terranova, alle 23.40.

L'affondamento:
- Il Titan affonda, portando con sé praticamente tutte le 3000 persone a bordo.
- Il Titanic affondò intorno alle 2.20 del mattino del 15 aprile, con 1517 dei 2207 passeggeri.


Preveggenza?
Qui, si fermerebbe l'articolo alla ricerca di scoop, il sensazionalista, il cospirazionista.

La vaccinazione fornitaci da anni di complottismo undicisettembrino ci impone però di ragionarci sopra. Vediamo un po', dunque, come potrebbero essere andate le cose.

Qui infatti finiscono le analogie. E cominciano le divergenze fra le due navi che evidenziano un vistoso difetto di selezione negli elementi da considerare.

- Il Titan del romanzo utilizza delle vele per aumentare la velocità, come si usava all'epoca della stesura del romanzo. Il Titanic non aveva vele di sorta.

- Il Titan è immaginato come una nave unica al mondo, mentre il Titanic era una di una serie di tre navi gemelle.

- Il Titan, nel romanzo, stava percorrendo il viaggio di ritorno verso Liverpool della sua terza traversata atlantica, mentre il Titanic si trovava all'andata da Southampton verso New York del suo viaggio inaugurale.

- Il Titan urta e affonda un'altra nave, prima di colpire il ghiaccio, mentre il Titanic fu prossimo a un incidente con la New York, ma non la colpì affatto.

- Il Titan urta il suo iceberg in mezzo alla nebbia ma rischiarato dalla Luna e non, come il Titanic, in una notte limpida ma senza Luna.

- Ciò che urta, inoltre, è una banchisa formatasi in seguito al ribaltamento del ghiaccio, sul quale la nave si solleva fino a ricaderle al fianco.

- Dei passeggeri del Titan sopravvivono solo 13 persone, mentre ben 705 persone furono salvate dal Titanic.

- Il Titan affonda quasi istantaneamente, mentre il Titanic impiega 2 ore e 40 minuti ad affondare.

Ma c'è di più. Quanto era difficile immaginare invece di prevedere alcuni di questi elementi, per l'autore del romanzo?
Robertson è figlio d'un capitano e conosce bene le navi e il mondo della navigazione.
Vuol scrivere una bella storia, vuol raccontare l'affondamento della più grande nave del mondo e vuole una vicenda avventurosa, nella quale un marinaio coraggioso salva una ragazzina dalla morte certa.

L'Inghilterra era, all'epoca, di gran lunga il maggior paese costruttore di navi transatlantiche. Dunque, nulla di strano nella cantieristica.

Data la sua preparazione, Robertson sarà dunque in grado di inventarsi la misura per la "più grande nave del mondo": oltre 200 metri di lunghezza. Sbaglia un po', in eccesso, col peso, ma il suo scopo è far sensazione, mica risparmiare carburante.
E' uno scrittore, mica un ingegnere.

Come la chiamiamo la più grande nave del mondo?
"Pollicin"? No. Suona male!
Guarda caso, poi, qualche anno prima della stesura di "Futility" è affondato un "Titania", in circostanze non molto dissimili.

"Unsinkable - indestructible, she carried as few boats as would satisfy the laws", scrive Robertson: la nostra nave immaginaria è inaffondabile, dunque, a che servono le scialuppe? Mettiamoci il minimo legale. Un po', purtroppo, il ragionamento che fecero alla White Star anni dopo.

Sapeva bene l'autore, poi, che la rotta battuta dai transatlantici di quegli anni è, in primavera e in particolare nel mese di aprile, resa molto pericolosa dalla presenza degli iceberg al largo della Groenlandia: era questo l'incubo di tutti i naviganti che si trovavano ad affrontare la rotta nordatlantica.

E sa ovviamente che le rotte dei transatlantici vanno dai porti inglesi, Southampton, e Liverpool in primo piano, a New York e viceversa.

Inoltre, il titolo originario del romanzo era, nell'edizione del 1898, solo "Futility", cambiato poi in "The Wreck of the Titan, or Futility", a sottolineare il nome della nave, solo nell'edizione del 1912.

Vista così già la questione suona un po' diversa: un eclettico scrittore, un Tom Clancy del XIX secolo (ricordiamo "Debito d'onore", in cui si immagina un attentato compiuto da un pilota kamikaze che schianta il suo 747 sul Campidoglio), che ambienta in modo quanto più realistico possibile le vicende avventurose che vuole narrare.

In altre parole, a volte, semplicemente, la finzione preannuncia la realtà.
E l'insegnamento, il vero insegnamento da trarre dalla fantasia di Robertson, come da quella di Clancy, è di non sottovalutare il nostro avversario.
Sia esso la forza della natura sia un barbuto ometto convinto di lottare per la gloria di Allah.

9 commenti:

theDRaKKaR the bloody homeopath ha detto...

oddio ma che vele mostruose avrebbe dovuto avere il Titanic per potersi muovere a vento? non riesco a immaginarle :-)

yos ha detto...

La prima volta che ho sentito parlare dei Titan è stato in un libro Massimo Polidoro: il titolo non me lo ricordo e non ho tanta voglia di allungare il braccio per prendere il libro dalla libreria.

Lo so: stasera non ho voglia di fare na cippa :|


Alla fontana, le chiacchere si fanno pesanti.

Leibniz Reloaded ha detto...

A pelle, credo che di simili "anticipazioni" e coincidenze sia piena la letteratura di ogni epoca - che so, vogliamo parlare di un certo Jules Verne ?

Spesso, poi, si tende a sottovalutare che molti "romanzieri" non erano degli analfabeti tecnico-scientifici (come pare invece siano orgogliosamente i "letterati" delle top ten librarie odierne, in massima parte). Dunque sapevano quel che scrivevano: per limitarci alle banalità, quasi tutti gli autori dei più noti romanzi marinari e/o d'avventura venivano realmente da lunghe esperienze individuali e familiari in marina militare o nel commercio marittimo, ergo conoscevano perfettamente le navi, la navigazione e tutto il resto. Il buon Salgari è un'eccezione arcinota.

Ma anche con le sole opere narrative di veri e propri tecnici e scienziati si possono riempire numerosi scaffali. Così, a braccio, mi vengono subito in mente l'ingegner Carlo Emilio Gadda, il geometra Salvatore Quasimodo, i matematici Rev. Charles Dodgson (in arte Lewis Carroll) e Bram Stoker, il premio Nobel per la letteratura Bertrand Russell, e più vicini nel tempo il nostro Italo Calvino, il geniale Robert Musil de "L'uomo senza qualità", il grande drammaturgo Frederich Durrenmatt, Thomas Pynchon, e via citando... senza neppure metter mano al grande calderone della fantascienza e sci-fi, che invero globalmente conosco poco e male, ma che ad oggi offre già innumerevoli spunti in materia di "previsioni azzeccate".

brain_use ha detto...

@TheDraKKaR:
Se non te ne intendi tu, di vele... :P

@yos:
pigrite acuta?

@Leibniz:
Certo che mi fa sempre un certo effetto, pensare di rispondere a Leibniz... ;)
Comunque hai perfettamente ragione sulla vasta casistica di previsioni azzeccate da parte di innumerevoli generazioni di scrittori e letterati.

Mi piaceva citare questo caso perché poco noto e perché legato a una tragedia che riempie ancora oggi l'immaginario collettivo col suo fascino.

E anche perché il caso Titan/Titanic presenta alcune interessanti analogie con la genesi di molti miti cospirazionisti.

yos ha detto...

@Brain

Pigrite Acuta

No, smaronamento totale.

Comunque il libro di Polidoro è Grandi misteri della Storia PIEMME editore.

E parla, oltre che del Titan, anche dei vari presagi che colpirono il Titanic.
(Oltre che del Triangolo delle bermuda, Tutankhamon, Houdini etc etc)

Polidoro ha scritto, anche un piccolo libro incentrato solo ed esclusivamente sul Titanic: La Maledizione dei Titanic Avverbi editore (antecedente al libro citato in precedenza). Questo libro, spiega molto bene come si fa a costruire una leggenda, un complotto, come si a trovare coincidenze ed anche a creare delle coincidenze.

Ed, ora devo scappare: mi manca ancora qualche arte magnakai

brain_use ha detto...

Toh, sai che l'avevo pure letto?
Ma non ricordavo proprio parlasse anche del Titan.
Comunque Polidoro è un grande.

Leibniz Reloaded ha detto...

@brain: purtroppo non ho una briciola del talento e dello spessore morale di Leibniz, o di uno qualsiasi dei tanti "eroi" che mi sono scelto in questo viaggio attraverso il pensiero.

Non so cosa farebbe il grande Gottfried se tornasse oggi tra noi, ma fin da molti anni fa, in particolare dopo aver letto questo capolavoro dell'analista fiorentino Enrico Giusti, mi sono divertito spesso ad immaginare un moderno talk show che avesse come ospiti Leibniz, Newton e Hooke. Roba da far impallidire la proverbiale irruenza del buon Sgarbi, che al confronto sarebbe parso una timida educanda... :D


Bando alle ciance, naturalmente approvo appieno la tua scelta: vicende di questo tenore servono ad evidenziare al meglio come il coinvolgimento emotivo e il grande pathos (unito non di rado ad un humus di odio ideologico verso questo o quello: gli USA, la tecnologia, l'Occidente, il proprio avversario politico, eccetera) sono ingredienti fondamentali per le leggende urbane, assieme ad un pizzico di mistero - spesso aggiunto ad arte, magari sfruttando la pubblica ignoranza di procedure, protocolli, normali esigenze tecniche.

L'idea è che non è necessaria la scientemente voluta oscurità di un Nostradamus per riuscire a "vedere" celate in un'opera letteraria cose che non sono mai state neppure nella testa del suo autore.

Naturalmente vale sempre l'acuta osservazione, riportata da più fonti: con notevole sforzo e grande acribia filologica si può risalire, a posteriori, a ciò che era noto ad un dato personaggio storico (ad esempio, il nostro Dante). Tuttavia, è impossibile stabilire con ragionevole certezza ciò che non sapeva, o ignorava del tutto. Questo però è letteralmente agli antipodi del credere di rinvenire predizioni in un'opera letteraria, of course.

zanzara ha detto...

Bel romanzo di fantasia ma mazzucco non ci si è fiondato? Magari non è costretto a lavorare e vende qualcosina ultimamente mi sembra giù di tono sarà forse l'afa estiva.
P.S. Della classe della nave Titanic mi pare di ricordare che ne fu fatta solo un altra Olimpia mi pare di ricordare si chiamasse e ha navigato per un bel pò.Tutto questo a memoria non ho fatto nessuna ricerca perdonate se ho sbagliato qualcosa.

brain_use ha detto...

La Olympic, che fece una vita "normale" e finì la sua carriera dal demolitore negli anni 30, dopo aver fatto anche trasporto truppe nella prima GM.
E la Britannic, riveduta e corretta dopo la catastrofe della sorella Titanic, che fece comunque una brutta fine, affondata da una mina tedesca nel 1916 mentre faceva la nave ospedale nell'Egeo.