giovedì 24 agosto 2017

Pensiero magico

"Il pensiero magico costituisce un tipo di elaborazione cognitiva in cui manca una relazione causale tra soggetto e oggetto [...] Assunto fondamentale del pensiero magico è l'idea di poter influenzare la realtà secondo i pensieri e i desideri personali." (cit. Uicchi).

E' tipico dei bambini che attribuiscono ai loro sogni il potere di cambiare la realtà o delle società primitive che, prive di formazione scientifica, affidano allo sciamanesimo, alla superstizione e alla religiosità il compito di risolvere i quesiti pratici o metefisici posti dall'esistenza quotidiana.

Cosa dobbiamo concludere, quindi, di fronte a un'epoca in cui sempre più persone ricorrono alla "medicina" alternativa (acqua e zucchero, fiori, sassi, colori e magico-cosi assortiti) mentre rifuggono le conquiste della scienza (vaccini e terapie collaudate)?

Non si tratta solo di un problema di preparazione scientifica: a volte sono persone istruite - o presunte tali - a sostenere tutto il circo di fuffa che ruota attorno all'aggettivo "alternativo".

Io credo che il problema di fondo sia invece il primo: viviamo in una società di eterni bambinoni, ancora convinti che il possesso del costume di Batman permetta di prendere il volo, così come l'acquetta agitata dal santone di turno acquisisca poteri taumaturgici. E che ciò che non si adegua ai loro pregiudizi concettuali sia, per forza, il prodotto di un qualsivoglia "potere forte" che complotta contro di loro.

E' la vittoria del Pensiero Magico, appunto.

venerdì 11 agosto 2017

C'era una volta (una fiaba tutta itaGliana)

C'era una volta un passaggio a livello automatico.

Scendevano le sbarre un minuto, un minuto e mezzo prima del passaggio del treno e risalivano tre secondi dopo che l'ultimo vagone era transitato.

Era l'unico così, nel raggio di chilometri.
E gli abitanti dei villaggi vicini lo apprezzavano per queste qualità.

Tutti gli altri passaggi a livello infatti erano stati colpiti dal maleficio di una perfida fattucchiera che veniva chiamata una volta "Ferrovie dello Stato": scendevano da un minimo di cinque a un massimo di quindici minuti prima del transito del treno e rimanevano chiusi almeno 30/45 secondi dopo l'ultimo vagone.

Questi ultimi perciò erano così invidiosi del loro compagno efficiente e veloce che decisero di correre ai ripari e ingaggiarono la fattucchiera perché colpisse anche il povero, piccolo, passaggio a livello di campagna.

Per non essere riconosciuta dagli abitanti dei villaggi, quest'ultima si era camuffata, facendosi chiamare con un nome solo apparentemente innocuo: Trenitalia. Con una costosa operazione magico-tecnologica alla fine la perfida fattucchiera riuscì nell'intento e sostituì i meccanismi e i comandi dell'efficiente passaggio a livello, nottetempo e dopo averlo sedato.

L'operazione fu piuttosto costosa ma raggiunse perfettamente l'obiettivo: oggi anche quel passaggio è come tutti gli altri e, come tutti gli altri, forma code chilometriche (e perfettamente inutili) ai due lati delle sbarre.

Complimenti vivissimi per l'involuzione tecnologica.