domenica 25 gennaio 2009

Giusto tra le nazioni


Se dobbiamo credere alla biografia che ci è stata tramandata (e non abbiamo motivo per non farlo), Oskar Schindler se lo è guadagnato un giorno dopo l'altro con impegno crescente, questo grande riconoscimento.

E' di queste sere, in concomitanza con la ricorrenza del Giorno della Memoria, l'ennesima riproposizione di un film che credo non necessiti di presentazione per nessuno: il bellissimo Schindler's List ci ricorda, una volta di più, in quali abissi possa sprofondare la mente umana e la società tutta se la si priva delle più elementari regole di rispetto per l'altro, per il diverso.

E tuttavia questi sono anche i giorni del conflitto che insanguina Gaza: all'immagine poetica e tristissima della bimba col cappottino rosso, unico colore del film di Spielberg, fa da contraltare il rimbalzare delle notizie dei bimbi caduti per le strade della Palestina delle scorse settimane.
E quel vagare smarrita per le strade di quel mondo senza senso percorso dall'alienazione e dall'abisso non può non rammentarci assieme l'orrore di quel mondo capovolto e le brutture delle notizie del quotidiano, dell'oggi.

E' un dolore senza tempo, quello che in qualche misura accompagna la storia del popolo ebreo: scacciato, ramingo, errante e poi quasi annientato, quasi annichilito in nome della follia, in nome del nulla.
E tuttavia la creazione dello stato d'Israele e il sogno sionista del ritorno alla terra promessa a molti sembra aver complicato le cose, aver introdotto un elemento di perturbazione in più, invece di aver risolto qualcosa.

In realtà sono tante e ben distribuite, le responsabilità della situazione odierna in Palestina e in Israele.
Non sempre gli oppressi sono alieni dalla colpa, non sempre le vittime sono passive destinatarie del dolore.
E non giova certo a far chiarezza la confusione imperante di concetti: israeliani, ebrei, semiti, sionisti... tutto un minestrone, come dimostra l'approccio del protagonista dell'ultima perla.

Lo spazio di un post, le quattro chiacchiere su un blogghetto come questo non offrono certo la possibilità di affrontare un tema che ha riempito libri, dibattiti e diviso le opinioni di grandi giornalisti.
D'altra parte la storia di Israele dalla sua fondazione del 1948 ad oggi è là da leggere e la massa di libri e documentazione reperibili sull'argomento è vastissima.

Qualche link su giornalettismo può servire per cominciare a chiarirsi le idee:
Shoah - La memoria in tempo di guerra
La striscia di Gaza e Hamas

E, sul blog dell'amico Thomas Morton, che già so non apprezzerà l'approccio mediato dalla filmografia hollywoodiana che ho adottato, consiglio un post che è un link, a voi scoprire a cosa...

Per quel che mi riguarda credo sia bene imparare a distinguere bene le cose.
Lasciamo da parte le polemiche sull'attualità devastante del medio oriente, da affrontare, se davvero si vogliono risolvere le cose, con una sana dose di pragmatismo e un minimo di buona volontà reciproca.

E lasciamo al Giorno della Memoria il valore che ha: un monito vivo e un emblema degli abissi cui può arrivare la mente umana.

Perché il tema che sta dietro a quel cappottino rosso è quello della sopraffazione dell'uomo sull'uomo.
Ed è un tema, purtroppo, senza tempo.

6 commenti:

Stepan Mussorgsky ha detto...

Approfondire la questione è doveroso , ma richiede appunto tanto tempo e studio.

Pertanto ti dico solo che io ieri sera ho visto (rete4) Il Pianista di Roman Polanski; mi è piaciuto molto, ma non è ai livelli di Shindler's List

T. Fulvio ha detto...

Ricordo quando ho visto il film la prima volta, il pugno allo stomaco di quel cappottino rosso.
Quello che bisogna sempre sforzarsi di ricordare è che dietro e davanti ad ogni storia di sopraffazione ci sono esseri umani.
Erano esseri umani quelli nei ghetti, nei campi di concentramento... lo sono i bambini di Gaza ed anche quelli che si trovano sugli scuolabus, fatti saltare in aria, israeliani.
Solo quando il mondo intero avrà capito che di questo si tratta, sempre e comunque di persone, forse avremo una speranza.

gg ha detto...

Vi consiglio di leggervi il Mein kampf o come cavolo si scrive.
Se volete capire cosa si annidava nella mente bacata di quel mostro che è la pazzia umana, questo vi può aiutare.

brain_use ha detto...

E' tanto che ci penso.
Poi, periodicamente lo prendo in mano in libreria e lo lascio lì...

Presto o tardi provvederò.

Anonimo ha detto...

Bello il tuo articolo Brain.
Studio il nazismo, sebbene ai suoi albori, da diversi anni e cerco sempre di evitare il distacco che ne può venire da un approccio "lavorativo". Un giorno il professore che mi segue, autore di un libro sui ghetti in Polonia mi disse una cosa che mi è rimasta piuttosto impressa. Disse più o meno che mentre leggi un rapporto riguardante un esecuzione di massa rimani inorridito, ma quando ne hai letti almeno dieci diventa statistica. Ecco il giorno della memoria dovrebbe servire a ricordare che dietro alle statistiche c'erano esseri umani. Vite spezzate senza motivo.
Quanto al Mein Kampf è effettivamente una lettura che andrebbe fatta, col dovuto spirito critico. Un pò pesante, per la prosa e per quello che sottende.
Saluti.

Thomas Morton ha detto...

Oh, ma io apprezzo, invece. Schindlers's List è un gran bel film (anche se a differenza di Usa_Free io preferisco Il Pianista). Solo che a volte rimango un po' scettico sul valore e la funzione di iniziative come il Giorno della Memoria, in teoria lodevoli, ma che rischiano di perdere senso a causa della retorica e della ripetizione ossessiva di certi cliché. ("Oggi è il giorno della memoria, facciamo vedere in classe il solito filmetto e siamo a posto per i prossimi 11 mesi"). Come insegnante di storia abilitato (anche se non in esercizio) ho il dovere di pensare a queste cose.

Sono d'accordo, naturalmente, sull'evitare le sterili polemiche e i confronti con l'attuale situazione in Palestina.