Ogni tanto, mi piace dedicare due righe a qualche tomo, romanzo o saggio che sia, che mi ha interessato per qualche ragione particolare e che magari non è conosciuto a livello globale.
Non servirebbe a molto, credo, scrivere la mia personale recensione ai Promessi Sposi, alla Divina Commedia, a It, al Signore degli Anelli o alle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, anche se qualche tempo fa mi ha provocato un moto d'orgoglio sentirmi dire che circolano ancora alcune mie vecchie relazioni al liceo della mia città.
Ma magari può incuriosire qualcuno sentir parlare de "L'inchiesta di Messer Dieu chirurgo e visionario nel regno di Francia", di Franz-Olivier Giesbert.
La storia è ambientata nel 1545, all'epoca di re Francesco I e del massacro dei Valdesi in Provenza, nelle zone del Luberon e della cittadina di Mérindol.
Il romanzo si snoda su entrambi i piani: la vicenda storica e quella di fantasia.
Lo sfondo, raccontato con una ricchezza di riferimenti storici e con una capacità espressiva che lo rende vivissimo, ci è
fornito dalla drammatica persecuzione della comunità Valdese, condotta con una ferocia spietata. Pochi tra gli eretici
troveranno scampo dalla morte, dalla prigionia, la tortura e il rogo.
Nel bel mezzo di questa sanguinosa settimana di eccidi, assai meno conosciuta dell'altrettanto cruenta Crociata degli Albigesi di qualche secolo prima, si muovono le vicende di un serial killer che uccide e fa a pezzi innocenti fanciulle, strappando loro il fegato.
Leggiamo così di pagina in pagina le cronache dell'indagine personale di Jeahan Dieu de La Viguerie, medico, anzi "medico e chirurgo del Re", come lui stesso ama definirsi, che si muove accanto e dentro gli accadimenti orridi che la Storia sta dipingendo attorno a lui, alla ricerca del criminale e nel tentativo comprendere l'enigma impensabile che si cela dietro a quelle morti assurde.
Incontrerà nel suo vagabondare inquisitori e assassini, condannati e carnefici, santi e manichei, nefandezze e sete di potere, ferocia e vendette e, nella furia del massacro, salverà una giovane valdese che gli donerà un amore difficile ma sincero. Man mano che la lettura procede, va scemando l'interesse per l'assassino delle fanciulle che aveva catturato il lettore all'inizio, di fronte alla dimensione delle vicende storiche e alla drammaticità delle avventure di Dieu, ma tornerà, in un finale che svelerà l'enigma in una soluzione probabilmente imprevista.
Messer Dieu non è solo chirurgo e avventuriero: le vicende della vita lo hanno portato a confrontarsi con la filosofia orientale al punto che lui stesso crede nella reincarnazione. Eretico tra gli eretici, tiene addirittura un diario in cui annota le esperienze capitategli nelle vite precedenti e che lo porterà ad affrontare lui stesso le attenzioni dell'Inquisizione.
Alla fine tutto sembrerà perduto: il lieto fine non potrà arridere a Jehan, non in un'epoca e in un contesto che conosce solo orrore. Ma non è con amarezza e delusione che si chiude il roimanzo, aprendo semmai uno sprazzo di vera immortalità alla giustizia e all'amore per l'umanità che è primo motore di messer Dieu: "Quanto alla sepoltura di Jean Dieu de La Viguerie, non è mai stata trovata, ma lui è dappertutto. Lo si scorge nello sguardo dei pastori. Palpita nelle erbe di Provenza. Giace nella carne del monte. Abita anche nel vento che passa..."
Ecco: quel sud della Francia che ha dato i natali ai trovatori e all'amor cortese, ci ricorda qui invece tutte le piaghe che la Storia ha impresso col fuoco e col sangue nei territori della Linguadoca e della Provenza. Qui c'è anche l'amore, con la sua forza più pura, ma ciò che prevale sono ferocia, avidità, opportunismo e l'ipocrisia che li maschera coi valori cristiani. Pagina dopo pagina ci si trova immersi in um mondo
passato con orrori che stupiscono ancor più per la loro ordinarietà e la loro presunta normalità, con personaggi che emergono proprio per la morbosità degli aspetti più deteriori dell'animo umano.
E' proprio in questo l'amara attualità del romanzo: siamo sicuri di aver oltrepassato quei tempi, quel buio e quell'accettazione dell'orrore che è passiva complicità coi carnefici?
Qualcuno ha accostato l'opera, grazie anche alla scelta del linguaggio ricco di termini desueti e di toni arcaici, agli scritti di Eco e in particolare al Nome della Rosa, dato anche l'impianto giallistico del racconto, l'epoca dei fatti e la presenza costante e inquietante dell'Inquisizione. Personalmente invece, nonostante l'ambientazione comune e la formula del romanzo storico, non vi ho trovato granché del Nome della Rosa, né nei personaggi, né nella struttura, né nello stile. Anche il linguaggio è più crudo di quello di Eco, più vicino alla macelleria che permea il racconto.
Il mio pensiero semmai è corso subito alle Operette Morali che non c'entrano quasi nulla sul piano contenutistico ma che hanno in cumune i continui frammenti di riflessione che si intercalano lungo tutto il romanzo alla cronaca dei fatti, l'amore per l'umanità che muove ogni scelta di Dieu, persino l'omicidio, il raffronto costante dell'uomo con la Storia e col mondo che lo circonda e persino la ricerca formale di un registro espressivo alto, altissimo.
E' un parallelo assai azzardato il mio, non crocefiggetemi e prendetelo con mille pinze, ma è quel che mi è venuto d'istinto e ve lo offro per quel che vale.
"L'inchiesta di Messer Dieu chirurgo e visionario nel regno di Francia" non è però solo riflessione e contesto storico, ma anche un buon romanzo per riempire una giornata piacevole.
Buona lettura.
mercoledì 29 maggio 2013
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2 commenti:
Mi hai incuriosito, aggiunto alla lista dei libri dell'estate. Se arriva...
Adoro questo libro e lo leggo una volta ogni anno, mi nutre il desiderio di amare e mi rammenta che il mondo è purtroppo pieno anche di cattiveria.
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