martedì 16 aprile 2013

Il Colpevole - Lisa Ballantyne

C'è chi mi ha detto d'essere rimasto turbato dalla lettura di questa notevole prima opera di Lisa Ballantyne.

In effetti, non si può rimanere indifferenti alle due storie che si compenetrano vicendevolmente, quella di Sebastian, il ragazzino colpevole (o no?) di un terribile omicidio ai danni di un coetaneo, e quella del suo avvocato Daniel, sfuggito ad un possibile destino criminale grazie all'adozione nella prima adolescenza da parte di Minnie, donna sola e profondamente segnata dall'incidente che le è costato la vita della figlia e, indirettamente, del marito.

Ma non è la storia investigativa ad occupare l'attenzione del lettore così come dell'autrice. Delle indagini e del processo non importa se non come sfondo tragico per la vicenda umana del ragazzino presunto colpevole così come del ragazzo che, nell'anima dell'avvocato, riemerge tra ricordi, sensi di colpa e lacerazioni della coscienza e dei sentimenti.
Le due vicende si intersecano intimamente e l'approfondimento psicologico dei personaggi è tale da non permettere al lettore di rimanere neutro: è necessario prendere una posizione, che sia di simpatia o di disapprovazione, nei confronti delle scelte di vita di Daniel non meno che nei confronti del gesto criminale di cui è imputato Sebastian e della sua capacità di tener testa agli adulti che lo accusano.

Sebastian suscita spesso nel lettore sentimenti contrapposti. A volte intenerisce nella sua ingenuità e nella sua fragilità infantile, per poi rivelarsi, voltata la pagina, più freddo e cinico di quanto potrebbe essere persino il futuro adulto in lui. Che poi non è altri che Daniel. O, almeno, quest'ultimo vive la vicenda con questa sensazione martellante.

La storia che emerge dai ricordi di Daniel, che è la vera protagonista del romanzo, ruota attorno alla salvazione, al riscatto, ma anche alla tardiva, troppo tardiva, presa di coscienza del significato ultimo del "tradimento" di Minnie che lo ha spinto ad allontanarla dalla sua vita fino all'ultimo. Ed oltre.

E' difficile così stabilire chi sia davvero la vittima e chi il carnefice, chi sia "il colpevole", di fronte all'altalenarsi degli episodi e di fronte alla presenza inquietante di forze e di scelte contrapposte: la stampa che divora la storia e fa di Sebastian il colpevole a prescindere, la famiglia del ragazzo, con i suoi equilibri deviati, Minnie e i suoi errori, Daniel e la sua incapacità di perdonare e di comprendere per tempo.

Quel che è certo è che si tratta di uno di quei romanzi che si fanno leggere senza pausa, che inducono a voler cominciare subito il prossimo capitolo. E che, al di là della possibile prevedibilità del finale (due sono solo le soluzioni possibili, ed è ovvio fin da subito, per ridare equilibrio alla lacerazione interiore di Daniel) è impossibile non vivere la narrazione con quella sensazione di ansia che solo figure e vite dipinte a tinte così realistiche possono lasciare.

3 commenti:

Nicholas ha detto...

Mi stai diventando come zret?
:)

Sembra un bel libro, ma lo stile di scrittura è buono?

brain_use ha detto...

>Mi stai diventando come zret?

AAAARGHHH...
Fa recensioni anche il cOmicaro?

Lo stile è scorrevole e avvincente.
Direi uno dei migliori romanzi che ho letto negli ultimi due anni.

Nicholas ha detto...

ahah si, anche se nelle sue non si capisce nemmeno se il libro gli sia piaciuto o meno (o se lo abbia anche solo letto se per questo...).

Grazie del consiglio!