giovedì 13 dicembre 2012

Politica

A volte - sempre più spesso - mi chiedo cosa potremmo fare seriamente per cambiare le cose.

Abbiamo perso circa vent'anni, che non sono pochi, da "Mani pulite" (operazione più mediatica e politica che non giudiziaria) e dalla presa di coscienza che i conti pubblici erano da risanare fino ad oggi. E se erano da risanare allora, sono disastrosi oggi.

Da una parte dello schieramento politico se ne imputa la colpa al solo cavaliere e ai suoi compagni di viaggio, leggasi leghisti e leggasi An. Eppure non si può negare che, se il berlusconismo è stata una gran iattura per la "povera Italia", alla resa dei conti e visto che ha raccolto i voti e gli entusiasmi di gran parte del paese, non è stato altro che l'ultimo (spero) rantolo di un certo malcostume che io vedo tanto connaturato nella mentalità dei miei compatrioti.

Non sono un santo, sono solo un somaro qualunque, ma, vuoi per educazione vuoi per convinzione personale, ho sempre applicato la regola del minor danno e del maggior vantaggio. Parafrasando, se mi costa un euro farne guadagnare dieci a te, lo spendo volentieri. La gran maggioranza delle persone che incontro nella quotidianità invece applicano la regola contraria: pur di incamerare un euro sono allegramente disposti a farne gettare decine, magari pure centinaia, al loro prossimo e alla comunità.

Quando poi con lo Stato (con la "S" maiuscola) ci si va poi a confrontare, la tendenza a considerare la collettività un'entità a se stante (da sruttare in ogni modo) invece che l'espressione di tutti i nosti "io" (da rispettare e coltivare) diventa quasi impossibile da affrontare per l'italiOTA medio, che assume quasi automaticamente l'espressione facciale del lupo Ezechiele mentre guarda passare i tre porcellini che vanno al pic-nic.


La classe politica è da mandare al macero nella sua intierezza?
Probabilmente sì. Ma non posso dimenticare che questa classe politica è espressione del popolo italiano, della mentalità italiana, del pensiero italiano. E un parlamentare, o un consigliere regionale, o provinciale, o un assessore, che approfitta del suo ruolo per arraffare tutto quel che può per sé per la propria cerchia non è poi così diverso dal cassintegrato o dal lavoratore in mobilità che ne approfitta per lavorare in nero mantenendo gli ammortizzatori sociali, per tacere, naturalmente, del (grande) evasore fiscale.

La burocrazia fa impazzire?
Lo posso assicurare personalmente. A dispetto dei proclami, il carico di adempimenti più o meno sensati cui l'azienda e il cittadino devono sottostare cresce di legislatura in legislatura e di anno in anno. E' un sintomo evidente del fatto che le istituzioni, incapaci di svolgere correttamente la loro attività in autonomia, delegano all'ente privato una massa crescente di compiti, nel tentativo di compensare con la verifica formale la loro incapacità di eseguire controllo sostanziale.

Il problema di fondo, imho, nasce addirittura nella concezione stessa dello Stato.
La nostra egregia costituzione, tanto bella e affascinante nell'enunciazione dei principi, è un vero strazio nella definizione della ordinamento della Repubblica e delle sue istituzioni: dalle regioni autonome (della cui persistenza nell'anno domini 2012 aspetto da tempo che qualcuno mi spieghi la ratio) al concetto stesso di delega alle autonomie locali di tutta una serie di compentenze che non stonerebbero affatto nelle mani dell'autorità centrale. Dal numero dei parlamentari alle logiche di funzionamento delle Camere nell'iter legislativo, dai poteri del Presidente del Consiglio a quelli del Presidente della Repubblica.

Potremmo continuare a lungo, con mille esemplificazioni basate anche sulla casistica di tutti i giorni.
Ma la questione è: come se ne esce?

Escludendo il ricorso ai perfetti dilettanti (tipo grillini e compagnia cantante, che hanno già ampiamente dimostrato la portata del loro livello di dilettantismo) e giunti alla conclusione che gli attuali professionisti non hanno il benché minimo interesse né la benché minima intenzione di cambiare le cose, quale scelta rimane al cittadino semplice?

A parte emigrare in Svizzera o nel Botswana, naturalmente.

12 commenti:

mother ha detto...

personalmente credo che:
1) la burocrazia è diretta discendente del tentativo di masse di ItaliONI di frodare il prossimo. I controlli e le verifiche per evitare truffe a privati o enti statali si tramutano in burocrazia in uno schiocco di dita. Invece incentrare parte delle verifiche fondamentali a Polizia Municipale, GDF e Carabinieri (es: certificati antimafia, controllo apertura aziende, ecc...) quando poi si tagliano i fondi agli stessi è architettato dalla stessa politia per creare burocrazia a tutti, meno che agli amici del politico che conoscono le scappatoie per evitarla.

2) mi rifiuto di accettare l'idea che la politica è emanazione degli italiani. Vero è che in Italia ci sono milioni di CT della nazionale e milioni di militanti di questo o quel partito che reinterpretano pregiudizievolmente i fatti con l'occhio del partito politico (ai votanti di Alternativa di Giulietto Chiesa fischieranno le orecchie), ma in generale si dovrebbe considerare l'ignoranza politica degli italiani che non hanno tempo per documentarsi su questioni di politica o di malaffare, preferendo l'illusione del votare il meno peggio o di votare qualcuno per un'idea simbolo (es: Vendola questione gay, PDL libertà dalla burocrazia, Lega federalismo e riduzione tasse, IDV giustizia, ecc...) scoprendo dopo che il gruppo politico fa di tutto meno quanto promesso.
3)A parte emigrare in Svizzera <-- la sto valutando
4) Grillini dilettanti <-- alla grande...Grillo sta scoprendo che l'idea dell'annullamento delle differenze per dar a tutti eguali poteri alla Toni Negri è un'Utopia con la U di Russia.
5) si potrebbe aggiungere un'ultima considerazione che credo manchi. I tecnici sembrano fissati con l'idea che liberalizzare salva l'Italia, teoria ampiamente sostenuta dal Fondo Monetario Internazionale e che non sembra sortire i suoi effetti sin dal crack dell'Argentina (passando per quello della Grecia o quello degli USA parzialmente scaricato a fondi pensione, bilanci comunali e fondi di investimento con i Subprime). Il problema quindi è questo.

mother ha detto...

I tecnici sembrano fissati con le privatizzazioni... in realtà anche tutti i partiti del cosiddetto centro moderato, i quali hanno ancor oggi un 40% di voti dei votanti (non voto al 20-25% indecisi al 20% circa).

Purtroppo chi si oppone alla ideologia estremista di privatizzare tutto sono partiti indegni di estrema sinistra ed estrema destra, cultori delle forme complottiste più disparate.
Quindi io mi aspetterei qualcosa di nuovo dagli studiosi di economia delle università, un'analisi scientifica dei risultati del liberismo spinto all'estremo commisurata al benessere sociale, tanto per valutare se esistono modelli economici migliori più congrui per la situazione mondiale che vede l'economia mondiale crescere del 4% ogni anno e le borse produrre profitti generali delle aziende per un 10% annuo. Un 6% viene quindi garantito da interessi/debiti ai posteri...

Anonimo ha detto...

Il nodo sono e restano i cittadini. Finchè la mentalità dominante è quella di "fregare gli altri" di farsi fare lo "sconto" senza fattura o di lamentare che coi propri soldi si facciano cose inutili tipo dare un tetto a chi non ce l'ha, non faremo progressi. Che si chiami PDL o M5S è abbastanza evidente che chi attira è chi promette miracoli e, al tempo stesso, deresponsabilizza. Non voglio certo scaricare la classe politica delle sue responsabilità ma finchè si parte dal presupposto che il debito pubblico, la crisi, etc. non dipendono dalle nostre abitudini, dalle nostre pretese e, a volte, dalla nostra ignoranza, non faremo mai un passo avanti.
Ammetto di avere incasellato solo una serie di ovvietà e pure molto vaghe, ma al momento non riesco a pensare a nulla di concreto, se non che rivorrei un Einaudi, un De Gasperi e un Berlinguer.

Unknown ha detto...

La nostra costituzione, nella parte riguardante l'ordinamento dello Stato, nasce dall'esigenza di esorcizzare la possibilità di un nuovo regime totalitario. Ma è stata scritta in un periodo storico con esigenze differenti a quelle attuali, dove ad esempio l'esercizio democratico può essere sospeso non tanto in funzione della volontà del popolo, sempre meno sovrano, ma dei mercati. La realtà è che la democrazia rappresentativa così com'è concepita in Italia non funziona perché non è mai chiaro di chi sono i meriti, figuriamoci quando si cerca a chi appartengono le colpe. Nessuno vuole rinunciare ai privilegi ottenuti, anche attraverso procedimenti demenziali (come lo stabilire da sé i compensi), nessuno può recedere alle promesse indebitamente fatte sulla pelle dei contribuenti (voto di scambio ed affini, grazie al quale abbiamo un esercito di inutili burocrati a cui devono "creare" il lavoro, con moduli, allegati, bolli, certificazioni e quant'altro). Paradossalmente occorrerebbe proprio una figura forte con pieni poteri (Democrazia Presidenziale?), ossia l'esatto contrario di ciò per cui è stata scritta la Costituzione. Soluzioni? Io preferisco la Nuova Zelanda...

brain_use ha detto...

@mother

1) Io invece credo che sia un prodotto diretto dell'approccio della giurisprudenza e del diritto nostrano.
Oltre che del gattopardismo.

2) Sull'illusione di votare il meno peggio e l'ignoranza di fondo concordo in pieno. Ma fa parte dell'aspetto OTA dell'italiano medio.

3) Pure io. Ma non sottovaluterei il Botswana (o la Nuova Zelanda di Mc G)

4) ;-)

5) Liberalizzazioni. Il discorso fa ampio. Personalmente sono liberale fino al midollo, in campo economico, politico, morale.
Particolarmente in un paese come il nostro in cui "ciò che è mio è solo mio e ciò che è di tutti..."
Però devo ammettere che le scelte di fondo e la direzione generale della società e dell'economia devono competere alle istituzioni. Quelle centrali. Ne riparleremo.


@Alessandro:
finchè si parte dal presupposto che il debito pubblico, la crisi, etc. non dipendono dalle nostre abitudini, dalle nostre pretese e, a volte, dalla nostra ignoranza, non faremo mai un passo avanti.

Ovvietà? Forse.
Ma se queste "ovvietà" fossero un po' più ovvie a tutti, forse potremmo superarle una volta per tutte.

@ McG:
scritta in un periodo storico con esigenze differenti a quelle attuali

Appunto.

occorrerebbe proprio una figura forte con pieni poteri

Concordo.

Uno studio di quelche tempo fa evidenziava come il Parlamento, ossia l'organo della Repubblica sui è delegata la funzione legislativa, abbia prodotto negli ultimi dieci anni un numero risibile di leggi, dell'ordine della decina, se ricordo bene. Che li paghiamo a fare i quasi mille scaldapoltrone?

Anonimo ha detto...

"occorrerebbe proprio una figura forte con pieni poteri"

Messa così potrebbe suonare male però io ho un sogno: uninominale maggioritario, bicameralismo asimmetrico, 150 rappresentanti per camera, presidenzialismo e slegare l'esecutivo dalla maggioranza parlamentare.

Ok, West Wing mi ha tarato, però mi piacerebbe un sacco. ^_^

Buzz Lloyd ha detto...

Piccolo refuso:

...la collettività un'entità a se stante (da sruttare in ogni modo) ...

Detta così sembra che oltre a ipertassarci ci pure ruttano in faccia. Il ché è proprio ciò che fanno, magari.

Può sembrare brutto (non lo vorrei mai) ma attualmente l'unica soluzione a questo dilagante malcostume sarebbe una rivoluzione tipo francese con il taglio di qualche testa. Oppure (e sarebbe molto più democratico)l'imposizione di leggi tali che impediscano ai politici di guadagnare fior di soldi, ad esempio imponendo che un deputato non può avere una paga maggiore di quella che avrebbe lavorando come cittadino comune, o ancora meglio una legge che impedisca la rielezione del deputato per più di due mandati (e dopo tornerebbe a fare il lavoro che faceva prima). Quest'ultima sarebbe la più drastica e pericolosa, in quanto non avremmo mai dei politici professionisti.

Comunque mi sa che da questo vicolo cieco ne usciremo solo se l'Italia sarà inglobata in qualche altro stato un po' più "rigido" che ci imporrà le sue leggi. E se questo succederà, non non saremo qui a scriverlo.

mother ha detto...

@mother

1)
>Io invece credo che sia un prodotto
>diretto dell'approccio della
>giurisprudenza e del diritto
>nostrano.
>Oltre che del gattopardismo.

Potrei farti un esempio diretto di burocrazia con i certificati antimafia dimostrandoti tra l'altro come gli amici mafiosi del politico sanno aggirare il problema...dalla qual cosa discendono tra l'altro alcuni dei casi di piccoli imprenditori edili che si suicidano in Veneto...


3)
>Pure io. Ma non sottovaluterei il
>Botswana (o la Nuova Zelanda di Mc G)

La crisi dell'edilizia di quest'anno sarà palese il prossimo.
L'italia sta avendo un infarto.


5)
>Liberalizzazioni. Il discorso è
>ampio. Personalmente sono liberale
>fino al midollo, in campo economico,
>politico, morale.
...
>Però devo ammettere che le scelte di
>fondo e la direzione generale della
>società e dell'economia devono
>competere alle istituzioni. Quelle
>centrali. Ne riparleremo.

Mi spiego meglio: io ho criticato la politica del liberalismo che si attua in teorie economiche di liberismo portato all'estremo. Più in generale è come se un fisico verificasse i risultati di un esperimento con il metodo scientifico. Costruire infrastrutture (unico scopo dello Stato secondo le teorie liberaliste, che a parità di tasse versate dovrebbe privatizzare ogni suo apparato) nel territorio dove abito ha rilanciato l'economia/industrie? no. In particolare un'infrastruttura costruita con il project financing della cosiddetta "finanza creativa" ora deve alzare i prezzi del pedaggio per stare al passo con i costi di realizazione e di interesse azionistico. Più in generale quando la liberalizzazione spinta all'eccesso permette a gruppi di creare profitti positivi dai fallimenti aziendali... ciò che uno si aspetta è il fallimento dell'economia reale in chiave di guadagno di entità astratte che non reinvestono il guadagno fittizio in economia reale, o non necessariamente non lo re-investono nella stessa area che subisce i fallimenti.

mother ha detto...

Si arriva al paradosso dell'uovo e della gallina in chiave economico. Se l'andamento delle quotazioni in borsa delle società è commisurato alla capacità di crescita e di produzione di lavoro delle imprese stesse, quando si realizza che per liberalizzazioni spinte conviene più investire in aziende con profitti annui del 10% del capitale investito che in lavoro od immobiliare (i cui ricavi si aggirano intorno al 2-5%) si ha la generazione di un sistema che auto-elimina se stesso ed arriva sempre per le liberalizzazioni a generare profitti dal fallimento reale dell'economia, un meccanismo ...od un paradosso qual è stimare se ci sia stato prima l'uovo o la gallina, senza rendersi conto della reale evoluzione della specie.
^_^

AFMcrime ha detto...

mother, parli di un liberalismo utopico che non esiste. Non è mai esistito. E' una finzione propagandistica di sinistra. Non parliamone, non c'è. Quando in Italia si parla di liberalismo, si intende quella cosa diversa da quanto fatto finora, con el aziende di stato, le municipalizzate, i monopolo perfetti e imperfetti, gli albi professionali e le licenze. Vuoi un esempio, l'unico? Il telefono. L'Italia è il paese in europa con le tariffe più basse. Lascia stare Marx o Bruno Leoni, non si parla su quel piano. Un appunto: col cavolo che il fondo monetario ha utilizzato il liberismo come cura a Argentina o Grecia: semplicemente in paesi in cui non c'è un minimo di liberalizzazione, come in Italia, è necessario introdurla. Cioè non dicono liberalismo 100%, ma da 0, o 5, passare a 20%. Sennò facciamo finta che Vendola capisca qualcosa di economia, e allora parliamo d'altro che è meglio...

mother ha detto...

Brain, mancherebbe un altro punto, a dir poco insopportabile della politica italiana: le statistiche.

Il balletto di numeri per fare a gara di chi ha ragione e chi no ai comizi televisivi, fra chi cita le tariffe italiane della telefonia fra le più economiche d'Europa e chi cita l'Ofcom report 2012 che attesta l'esatto contrario.

Poi all'atto pratico uno magari viene spacciato per marxista soltanto quando nota che il guadagno da locazioni immobiliari è pari in % al più cautelativo deposito in banca (di certo non è come dare un appartamento in mano ad un vandalo), rispetto a forme di investimento/rischio più lucrose che spostano capitali all'estero, motivo per cui le banche hanno smesso di investire in settori della società italiana preferendo figure professionali coinvolte con lo schema della società Multi-level per accaparrarsi investitori.
E sarà merito degli anti-liberalisti se oggi le multilevel sono legali in Italia...(tono ironico)

Chissà invece come si comporterebbe Grillo/M5S con le multilevel... mazzare le consociate del suo amico Viscontini o no? Che fine farebbe la Profit Life?
^_^

brain_use ha detto...

Mi sembra che si stia un po' deragliando.

Credo sia abbastanza evidente che l'Italia sia tutto meno che un paese liberista, anche senza ricorrere alla casistica spicciola.

Ma non è neanche questo il problema. O meglio: è solo parte del problema.

Il problema è la totale assenza di una conduzione del paese, per citare il codice civile, degna di un buon padre di famiglia almeno nelgi ultimi quarant'anni.

Qui non c'è da disquisire di statisti di livello mondiale: qui ci si deve chiedere se (se) c'è qualcuno capace di usare onestà e buon senso nella conduzione delle cose di ordinaria amministrazione e, contemporaneamente, abbia il coraggio di dire e di fare ciò che occorre per poter cominciare la scalata per uscire dal baratro: buttare a mare l'ordinamento della Repubblica Italiana e ripensare tutto daccapo.